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POLITICHE EUROPEE

Mentre si discute del Ceta, l’Ue firma l’accordo con il Giappone: via i dazi del 15% sul vino

Oggi la firma, e se il trattato sarà ratificato sarà in vigore dal 2019. Intanto, Francia e Germania dicono no ai tagli Pac
CETA, GIAPPONE, JEFTA, UE, Mondo
Firmato il Jefta, l'accordo di libero scambio tra Giappone ed Europa

Mentre si discute sulla ratifica dell’accordo Ceta tra Ue e Canada, con il fronte agricolo italiano spaccato, con Coldiretti contraria ed Agrinsieme a favore (ed il Commissario all’Agricoltura Hogan che ha annunciato di “aver concordato con il Ministro Centinaio che la Commissione Ue, con la Dg Agricoltura e quella Commercio, farà una valutazione dell’impatto del Ceta sui produttori italiani dell’agroalimentare nei prossimi mesi), l’Unione Europea va avanti nelle trattative internazionali, e proprio oggi ha siglato il Jefta, l’accordo di libero scambio con il Giappone, firmato oggi dal premier giapponese Shinzo Abe, dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker che, secondo Agrinsieme (che mette insieme Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza Cooperative Italiane), se approvato dai parlamenti di Ue e Giappone, entrerà in vigore nel 2019, ed apre grandi possibilità per la nostra agricoltura.
“Il Giappone è il quarto mercato in ordine di grandezza per le esportazioni agricole comunitarie, che hanno un valore venti volte superiore a quello delle esportazioni giapponesi nell’Ue. il Paese, inoltre, si presenta come un mercato “ricco”, caratterizzato da consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di assoluta qualità e che hanno finora mostrato grande interesse nei confronti dell’eccellenza del Made in Italy agroalimentare”, fa notare Agrinsieme.
Nello specifico, “il Giappone è il sesto maggior partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea, con un surplus commerciale di 2,4 miliardi di Euro: l’Italia, infatti, esporta verso il Paese del Sol levante beni per circa 6,6 miliardi di Euro, a fronte di importazioni per 4,2 miliardi. Tra i prodotti agroalimentari più esportati ci sono il vino, l’olio d’oliva, il pomodoro, la pasta e l’aceto”, evidenzia il coordinamento.
E “dall’accordo deriveranno inoltre evidenti benefici per le esportazioni di vini, che attualmente scontano dazi del 15% che saranno eliminati, carni suine, che hanno alte barriere tariffarie che verranno sensibilmente ridotte, carni bovine, il cui import sarà favorito senza modificare le norme comunitarie sul trattamento con ormoni e sugli Ogm, e formaggi, che hanno dazi al 30-40%”, precisa Agrinsieme.
“Con il Jefta, infine, verranno riconosciute oltre duecento indicazioni geografiche europee indicate dagli Stati membri, di cui 45 italiane (nello specifico 19 per prodotti agroalimentari e 26 per vino e alcolici, ovvero Asti, Barbaresco, Bardolino e Bardolino Superiore, Barolo, Bolgheri e Bolgheri Sassicaia), Brachetto d’Acqui, Brunello di Montalcino, Campania, Chianti, Chianti Classico, Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Marsala, Montepulciano d’Abruzzo, Prosecco, Sicilia, Soave, Toscana, Valpolicella, Vernaccia di San Gimignano e Vino Nobile di Montepulciano, oltre alla Grappa).
Ora, dunque, inizierà un altro dibattito sugli accordi internazionali, con posizioni che saranno a favore, come questa, e altre contrarie. Intanto, sul fronte interno all’Europa, arriva una notizia importante: dopo il no di Paesi come l’Italia e la Spagna, tra gli altri, ai previsti tagli al bilancio della Pac post 2020, arrivano altre due adesioni pesanti al fronte dei contrari, ovvero Francia e Germania. Oltre 20, adesso, gli Stati membri contrari ai tagli che la Commssione dichiara nell’ordine del 5%, ma che a prezzi reali, secondo molti, arriverebbero al 15% delle risorse per l’Agricoltura europea.

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