“Quando mio padre aveva le vigne la varietà principale era la Schiava, poi è arrivato il Pinot Nero e così ancora oggi abbiamo vigne di 50 anni, quelle in cui io mi sono fatto le ossa quando non ero in bici. Per me era molto più facile correre in bici che fare il vino perché riuscivo a fare bene, anzi meglio di tutti.” Esordisce così Francesco Moser per raccontare il progetto enologico oggi consolidato dal figlio Carlo e dal nipote Matteo, una proprietà di 30 ettari di cui 13 di vigna, il resto bosco, e una nuova etichetta solo Pinot Nero che deve il nome a un walzer di Strauss e all’assonanza con il nome tedesco del vitigno, Blauburgunder. Nasce da due vecchie parcelle del Dòs dei Cedri, nel cuore dei vigneti del Maso Warth in Val di Cembra, coltivato ancora con allevamento a pergola trentina, bistrattata in passato ma molto funzionale per il cambiamento climatico, perché evita eccessi di maturazione e scottature nelle uve. Vinificazione solo in acciaio senza virtuosismi enologici, ma una personalità che deriva dal territorio costituito da pietra Dolomia e da una schiettezza interpretativa decisamente trentina. Dosato 3g con il vino stesso, 72 mesi sui lieviti e un anno dopo la sboccatura, per uno spumante di struttura e definizione, austero ma con pienezza di frutto, cesellate finezze di pasticceria e la presenza di un’acidità puntuale e virtuosa, tutte promesse di un bel potenziale di longevità.
(Chiara Giovoni)
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