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Panorama / Economy

L’etichetta che può fare la spia ... Contraffazioni. Il sistema sviluppato da certilogo conquista il Brunello. Una carta d’identità elettronica garantisce l’autenticità del vino prodotto dalla Ciacci Piccolomini. E lo fa attraverso codici univoci da inviare, prima dell’acquisto, via sms o web a un centro d’identificazione...La prossima volta che qualcuno vi dice che sta parlando con una bottiglia di vino, aspettate a pensare che abbia già bevuto troppo: potrebbe essere vero. Da oggi, infatti, oltre ai tappi intelligenti (dotati di circuiti Rfid) ci sono anche le etichette parlanti; comunicano via sms o via internet, e anche se ancora non hanno il dono della parola, dicono molto. Dicono, prima di tutto, se il vino che si sta comprando è autentico. Pare, infatti, che la piaga della contraffazione (che nel mondo pesa per il 7% del valore di tutti i prodotti venduti) stia colpendo sempre di più il mercato vinicolo; è relativamente recente la scoperta di 20 mila bottiglie false di Sassicaia, anno 1996, di cui per fortuna solo 3 mila sono arrivate sul mercato.
L’etichetta parlante, dotata di un codice di sicurezza univoco (non causale e non sequenziale), è in grado di assicurare l’acquirente circa la provenienza di una singola bottiglia. Si compra il vino, o addirittura si preleva semplicemente dallo scaffale del punto vendita prima dell’acquisto, e si invia il codice comunicandolo via telefono, tramite sms, o lo si digita in un apposito sito Internet. A questo punto, un sistema automatico, progettato e commercializzato dall’italiana Certilogo, risponde rassicurando il cliente circa la genuinità del vino e fornendo anche utili informazioni (normalmente non presenti sull’etichetta) sulle modalità di consumo e conservazione, gli abbinamenti con i cibi e le caratteristiche e i dettagli di produzione.
Il primo vino a essere protetto con il sistema di Certilogo è il Brunello di Montalcino, in particolare quello delle cantine Ciacci Piccolomini d’Aragona.
“Mi è piaciuta subito l’idea dell’etichetta con il codice di sicurezza” dice Paolo Bianchini, proprietario dell’azienda vinicola, “sia per una maggiore tutela del cliente, sia per iniziare un dialogo costruttivo e utile con i consumatori, che normalmente, soprattutto se provenienti dai mercati esteri, trovano difficile entrare in contatto con i produttori”. Sarà per questo che Bianchini ha chiesto a Certilogo di realizzare da subito il sistema sia in italiano che inglese, ma ha anche già iniziato la traduzione delle informazioni in russo e cinese per soddisfare la richiesta dei mercati emergenti.
Il sistema di Certilogo non richiede tecnologie specifiche sull’etichetta (non è Rfid, tanto per intenderci), tutta l’intelligenza sta nei server dell’azienda milanese, sui quali sono archiviati, in totale sicurezza, i codici e le associazioni univoche con i relativi prodotti.
Algoritmi complessi. Le informazioni memorizzate possono essere inviate, alla ricezione del codice corretto, via telefono, via sms o tramite internet. Un sistema apparentemente fin troppo semplice per resistere agli attacchi dei nuovi malviventi cibernetici. “Il nostro sistema sembra semplice ma non lo è affatto” dichiara Michele Casucci, amministratore delegato di Certilogo, che ha nel suo staff anche esperti anticontraffazione provenienti dai settori bancario e telecomunicazioni. “I codici sono generati con algoritmi complessi e protetti, e sono molto più difficili da duplicare rispetto ad altri strumenti di largo utilizzo come, per esempio, gli ologrammi”.
Casucci prevede di allargare a breve il proprio business ad altri settori merceologici e di portare l’idea di Certilogo anche all’estero: “Stiamo già trattando con un brand molto noto nel mercato della moda, uno dei segmenti più toccati dal fenomeno della contraffazione, ma l’improvvisa popolarità ottenuta grazie alla partnership con un prodotto famoso a livello mondiale, come il Brunello di Montalcino, ha portato decine di contatti utili con potenziali clienti in tutto il mondo”.

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