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Panorama / Economy

Il Verdicchio “made in Leopardi” ... La crescita della Moncaro di Ancona, nata nel 1964 e oggi prima azienda delle Marche. La casa, partita come cooperativa agricola, oggi ha 1.180 soci per 1.800 ettari di coltivazioni. Oggi collabora con gli eredi del poeta per salvaguardare le radici regionali. Ma con la qualità vince nei premi e nell’export... Era partita nel 1964 come una piccola cooperativa agricola, con 30 soci. Oggi la Moncaro di Montecarotto (Ancona) di soci ne ha 1.180, ed è la prima azienda vinicola delle Marche: per fatturato, con 20,4 milioni di giro d’affari, e per produzione, con 11 milioni di bottiglie all’anno. Uno dei motivi dell’accelerazione risale al 2003, quando un suo verdicchio fu nominato “il miglior vino del mondo” nella categoria dei vini da “vendemmia tardiva”, nel Wine challenge international di Londra. Non fu solamente un premio, per Donano Marchetti, presidente da sette anni della Moncaro, e per i suoi 67 tecnici e dipendenti, ma un vero lancio internazionale. Con tecnologie sempre all’avanguardia (15 milioni di investimenti negli ultimi cinque anni) e con 1.800 ettari coltivati, Moncaro ha appena sviluppato un servizio di contatti via sms per offrire assistenza tecnica in tempo reale sui vigneti.
Ma l’azienda è riuscita anche a catturare l’attenzione della storica famiglia dei Conti Leopardi, che a Recanati, e proprio nel palazzo che fu abitato dal poeta Giacomo, visitato ogni anno da migliaia di turisti, ha affidato alla Moncaro il restauro della storica cantina. Questa diventerà anche Museo del vino, oltre che prestigioso Centro per studi e convegni. “Nel restauro abbiamo investito 300 mila euro” dice Marchetti a Economy.
“Ora ci interessa continuare a sviluppare con i Leopardi una collaborazione a favore delle radici, della cultura e della storia del territorio in cui operiamo”.
La Moncaro genera il 60% del giro d’affari nell’export (in Europa per la metà, poi in Giappone e negli Stati Uniti), ma è strettamente legata alla regione in cui è nata. L’azienda ha puntato tutto su tre fra le aree vitivinicole più importanti delle Marche: quella del Verdicchio classico dei Castelli di Jesi, quella del Rosso Conero e quella del Rosso Piceno. La scommessa ha consentito alla Moncaro, dopo l’acquisto di due cantine nel 1998, vari riconoscimenti nazionali e internazionali per i vini di eccellenza prodotti: il “Campo delle Mura” del 2000, per esempio, è un Rosso Piceno superiore che è entrato nella short list dei principali 10 vini italiani del 2006.
La qualità riconosciuta (l’azienda ha adottato anche la certificazione “International Food Standard”) ha permesso una crescita solida: “Dal 2005” conferma Marchetti “siamo saliti da 16 a oltre 20 milioni di fatturato, e questo è stato possibile non solo per l’interesse del mercato italiano, ma anche dell’estero: in particolare del Giappone, dove nel 2007 le vendite sono aumentate del 35%”. L’azienda ora sta per sbarcare in Cina e nel difficile mercato americano. L’unico neo, oggi, riguarda l’immagine dei rossi marchigiani: “Bisognerebbe frenare” sostiene Marchetti “l’eccessiva corsa alla frammentazione produttiva, che vede ora troppi vini Doc sul mercato. Sono 18 in tutto: non ci si può fare apprezzare nel mondo con questa varietà di offerte”.

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