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Panorama / Economy

Brunello, annata dorata… La procura di Siena indaga ancora sulle uve impiegate e il Consorzio conferma: le regole non si modificano. Ma intanto la produzione corre. E a Montalcino tutti negano che ci sia del torbido… A Montalcino, il processo al Brunello si celebra da almeno quattro anni, nel bar in piazza del Popolo, vicino alla fiaschetteria. Da una parte quelli che “il Brunello si fa solo con uve Sangiovese”; dall’altra, quelli che “si fa anche col Sangiovese”. Ogni settimana produttori, vignaioli, enologi e distributori litigano tra chi lo preferisce “spigoloso e ruffiano”, secondo i canoni più tradizionali, e chi lo vuole “più morbido e gradevole” per soddisfare i palati americani. Poi, dopo i primi bicchieri, il verdetto è unanime e tutti sono pronti a giurare fedeltà al “disciplinare”, la regola che dal 1998 stabilisce come si fa il più premiato vino toscano.

Ma da quando in marzo la Procura di Siena ha fatto saltare il tappo al Brunello “taroccato”, ipotizzando la frode per il mancato rispetto del “disciplinare” e mettendo nel mirino alcune cantine blasonate (Frescobaldi, Villa Banfi, Argiano e Antinori), Montalcino è sospesa tra la voglia di dissimulare e la resa dei conti. “Nel 2004 il Consorzio di tutela ha avviato un’indagine a tappeto su 1.663 ettari di vigneti riscontrando irregolarità su 17 ettari” dice a Economy Francesco Marone Cinzano, presidente del Consorzio.
“Insomma, solo l’l% del totale presentava altri vitigni: Cabernet e Merlot. Abbiamo segnalato noi l’anomalia alla magistratura ed è scoppiato il putiferio”.

L’ultima assemblea del 14 maggio ha confermato la linea: “Il disciplinare non è in discussione” continua Marone Cinzano “come pure la qualità del Brunello”.

Così, produttori come Gianfranco Soldera della cantina Case Basse hanno ancora il dente avvelenato ed esigono rigore: “C’è una legge che va rispettata e i consumatori vanno difesi”. Altri sono più morbidi, come Paola Gloder di Poggio Antico: “Se qualcuno ha fatto il furbo dovrà pagare, ma non venite a parlarmi di dolo o malafede, perché qui ci spacchiamo la schiena”. Per tutti, però, c’è una certezza: lo scandalo non ha fermato il mercato. “Nel primo quadrimestre del 2008 abbiamo consegnato 4,6 milioni di contrassegni” garantisce Stefano Campatelli, direttore del Consorzio. “Un anno fa erano 2,6 milioni”.

Un’ottima annata, che porterà sul mercato 6,5 milioni di bottiglie di pregiatissimo Docg per un giro d’affari sui 120 milioni di euro. Ma non ci saranno tutti, perché il polverone mediatico sul Brunello ha già fatto una “vittima”: Noemi Marone Cinzano. La contessa della cantina Argiano ha declassato il suo Docg 2003 a Igt, mentre le altre cantine coinvolte vogliono vedere come andrà a finire.
“Aspettiamo con fiducia che venga a galla la verità” dice a Economy Renzo Cotarella, direttore generale di Antinori. “Sono certo che finirà in una bolla di sapone, perché si può produrre un Brunello più gradevole, secondo procedimenti di vinificazione che non sono in contrasto con il disciplinare e che vanno incontro al piacere dei consumatori. La differenze è tra chi è capace e chi no”.

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