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Panorama / Economy

Il cocktail doc a chilometri zero ... Trentotto produttori di vino del Piceno si sono consorziati per promuovere la produzione nel mondo. E per il consumo dei più giovani è stata realizzata una bevanda a bassa gradazione... Il territorio piceno, dove si produce più di metà del vino delle Marche, ha sviluppato un interessante progetto di valorizzazione territoriale. Le doc Rosso piceno, Falerio, Offida (Pecorino, Passerina, Rosso) sono infatti le firme di questo territorio sempre più apprezzate dai mercati internazionali per i loro gusti eleganti, evoluti e strutturati. Spiega il presidente del consorzio, Massimiliano Bartolomei. “Il Piceno è viticolo fin dall’antichità. Il Consorzio sta iniziando a valorizzare i vini e il territorio. Grazie agli sforzi di organizzazioni locali come Vinea abbiamo potuto sviluppare una cultura tecnica tra le migliori in Italia. Partendo da questa forza abbiamo - insieme con le 38 aziende del Consorzio - preso coscienza che potevamo fare un salto di qualità in termini di visibilità internazionale”. Il curatore del progetto è Gabriele Micozzi, docente all’Università Politecnica delle Marche e alla Luiss, che spiega: “Oggi i mercati internazionali sono alla ricerca di nicchie produttive e differenziazione territoriale. Segni distintivi di questo territorio sono i solchi e i calanchi, quasi tracce fisiche presenti nelle persone e nella forza espressiva dei vini”. Basti pensare a quando Guido Cocci Grifoni scoprì il Pecorino e lo definì “un bianco portentoso, perché ha le caratteristiche di un vino rosso”. Il Consorzio ha scelto come simbolo un toro bianco di razza marchigiana con l’obiettivo di raccontare con forza nel mondo il Rosso piceno, il Pecorino e la Passerina. A questa immagine è stato associato il nome Picenos. Dice Gabriele Micozzi. “Un simbolo deve essere associato a un nome che facilmente rimanga in mente e sia semplice da pronunciare in ogni lingua del mondo. In questo modo è nato Picenos, nome contenente la componente Enos che lo rende forte, distintivo e semplice da leggere e ricordare”. Il simbolo del toro sarà utilizzato anche per caratterizzare e identificare il territorio piceno attraverso gigantografie e riferimenti precisi in ogni comune dell’area. Il tutto sarà supportato da eventi innovativi e da campagne di web marketing. Particolare attenzione verrà dedicata ai giovani. Spiega ancora Micozzi: “Occorre cambiare l’approccio al vino. Occorre sensibilizzare le fasce più giovani. Cercheremo pertanto di valorizzare il territorio anche con l’operazione Piceno Colors: sei cocktail a base di frutta fresca della Val D’Aso a bassa gradazione alcolica (3,5 gradi)”. Ma le sfide non si fermano qui. Come aggiunge il presidente Bartolomei: “Se fino a ieri chi consumava Pecorino e Passerina erano persone esperte, appassionati e intenditori internazionali, oggi noi siamo pronti per affrontare i mercati con decisione. Grazie a tutti i soci, che sono coinvolti nello sviluppo del progetto di marketing, e grazie a tutte le istituzioni con le quali collaboriamo attivamente, noi ci impegneremo a essere un faro per il territorio. Oggi i nostri prodotti hanno raggiunto una eccellenza straordinaria, le carte dei vini dei migliori ristoranti non potranno fare a meno di avere un Rosso piceno, un Pecorno o una Passerina”.

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