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Panorama

Leggi russe: e Putin finì in bianco ... Che i capi di stato e di governo riuniti a Genova per il G8 avessero molto apprezzato i vini trentini dei fratelli Lunelli, gli uomini del cerimoniale di Palazzo Chigi lo avevano capito quando il presidente americano Gorge W.Bush, spazientito perché i sommelier tardavano ad arrivare, s’era personalmente presentato in cucina a prendersi un’altra bottiglia di bianco Villa Margon. Ma quello che è capitato in questi giorni col suo omologo russo Vladimir Putin ha dell’incredibile. Il Presidente della Commissione europea, Romano Prodi, notato che durante i pranzi ufficiali Putin aveva bevuto assai volentieri il Ferrari, chiede ai Lunelli di inviargliene una confezione. E da Bruxelles manda una lettera autografa da infilare nel cartone di spumante. I Lunelli spediscono a Mosca sei bottiglie di Giulio Ferrari Riserva, indirizzandole a “Sua eccellenza Vladimir Putin, Palazzo del Cremino”. Passa un mese. Il pacco torna al mittente. Febbrili indagini. Alla fine il corriere Traco chiarisce l’equivoco: lo spumante era rimasto in giacenza 15 giorni nella dogana dell’aeroporto Sheremetyevo perché la legge russa prevede che gli alcolici vengano ritirati personalmente dal destinatario. “E qui il presidente Putin non s’è visto” ha concluso il funzionario. Non è la prima volta che ai Lunelli capitano disavventure del genere. Quando nell’87 inaugurarono a Mosca l’Hostaria Ferrari, gli inflessibili doganieri delle Sheremetyevo pretendevano all’arrivo delle derrate alimentari dall’Italia, di contare i piselli a uno a uno e di bollire il prosciutto crudo. Ma allora c’era ancora l’Urss. Cadono i muri, la Russia resta

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