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Panorama

Vino, la battaglia dei tappi: sughero a fondo ... Contro i sintetici il Portogallo reagisce
Ricerca, tecnologia, selezione sempre più severa dei vitigni: i produttori di vino si ingegnano per migliorare la qualità e poi basta un pezzo di sughero a rovinare tutto. Molti cominciano a ricorrere ai tappi sintetici. Il sughero se non è di perfetta qualità, diventa infatti ricettacolo di muffe da cui si sviluppa il tricloroanisolo, che dà al vino il deprimente sapore di tappo. Il problema più grosso lo avverte il Portogallo: copre metà del fabbisogno mondiale di sughero, che rappresenta il 3 per cento del prodotto interno lordo. Se i tappi tradizionali resistono in Italia, Francia e Germania, i sintetici avanzano in Cile, Argentina, Australia. E California: una casa vinicola della Sonoma Valley come la St Francis Vineyard (chardonnay da 12 euro ma anche cabernet da 85) ha smesso di usare sughero. I sintetici rappresentano già il 7,8 per cento del mercato mondiale (17 miliardi di tappi). Le aziende portoghesi hanno investito 200 milioni di euro per nuove querce (la corteccia viene prelevata ogni 9 anni; la pianta è pronta quando ha 40 anni) e in tecnologie. Le ricerche di mercato mostrano che gli intenditori tuttora disprezzano i tappi sintetici, associati a vini di medesta qualità. Ma i sintetici hanno già ottenuto una vittoria: i produttori di sughero prendono più seriamente i controlli di qualità.

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