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Panorama

La vendemmia delle vanità - Bob Dylan firma un rosso marchigiano. Renzo Rosso si lancia nel pinot noir. Tra filari di uva matura, consorzi milionari, tecno-cantine si celebrano i riti enologici Italian Style. Con una strategia di rilancio … Dicono gli esperti: se nei prossimi 15 giorni le condizioni atmosferiche non subiranno rovesci, la vendemmia 2004 sarà davvero eccezionale. Grazie a un clima equilibrato, né troppo caldo né troppo piovoso e asciutto: vini che arriveranno sulle nostre tavole si annunciano di una qualità straordinaria. Senza differenza tra bianchi e rossi. “Le uve sono bellissime” gongola Stefano Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino. Che, tuttavia, con la scaramanzia tipica degli uomini di campagna, fa i debiti scongiuri: “Se il tempo tiene, sarà un’annata a cinque stelle”. Vale a dire l’eccellenza per il rosso più famoso d’Italia.

Il discorso non cambia per i bianchi “Siamo già a un quarto della vendemmia e, fin qui, ci riteniamo più che soddisfatti”, dichiara Alessio Planeta, vignaiolo siciliano le cui etichette, Cometa (il bianco preferito di Sharon Stone) e La Segreta, sono state per tre anni di seguito ai vertici delle più importanti guide francesi e americane. E si spinge addirittura oltre Fausto Peratoner, produttore di spumanti di nicchia nel trentino, dove la raccolta delle uve chardonnay e pinot grigio, base per le bollicine, è iniziata il 6 settembre. “La qualità è eccellente e la quantità superiore del 10/12% rispetto alla media”. Insomma, in questo scorcio di fine estate le premesse sembrano davvero eccezionali anche se, ammonisce Tiziana Frescobaldi, erede della prestigiosa famiglia di vignaioli toscani, “la gente di campagna si sbilancia solo il 20 ottobre, a vendemmia ultimata”.

Contenti ma prudenti, dunque, i produttori. E non soltanto perché il meteo di settembre è particolarmente delicato e potrebbe, in poche ore, deludere le trionfali aspettative, ma anche perché la filiera del vino italiano, dal 2003, rivela un calo di competitività preoccupante. Molte cantine sono piene di vino invenduto e non può essere ignorato il sorpasso dell’Australia per l’importantissimo mercato americano, dove il Belpaese era leader dal ‘74”. Il problema sono i prezzi, in certi casi schizzati alle stelle senza apparenti ragioni” spiega Pier Domenico Garrone, presidente di Enoteca Italia, società alle strette dipendenze del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali. Troppe volte un’etichetta premiata da una delle guide più prestigiose ha quasi raddoppiato il prezzo da un anno all’altro.

Certo, negli ultimi anni il vino italiano ha vestito un glamour in continua ascesa. Merito delle grandi dinastie della vigna, come gli Antinori e i Frescobaldi, che negli ultimi quarant’anni hanno svecchiato e nobilitato la filiera produttiva dando vita a quello che Tiziana Frescobaldi definisce un “Rinascimento enologico”. Un rinascimento da cui sono nati vini a cinque stelle, per esempio il Masseto, di Frescobaldi, entrato nella leggenda conquistando nel 2002 100 su 100, il massimo punteggio assegnato dalla bibbia americana del bere, Wine Spectator, fin qui attribuito solo ad alcuni vini francesi. Ma anche il Solaia ’97 (ancora per Wine Spectator miglior vino dell’anno nel 2000) o il famoso Tignanello, di cui la famiglia Antinori, il 24 settembre, celebra i trent’anni con una spettacolare festa nella tenuta di Monteridolfi.

E, al di là dell’aristocrazia enologia più antica, un rinascimento dovuto anche a chi ha creduto nella “missione impossibile” di creare dal nulla un vino. Come Marco Caprai, imprenditore tessile umbro, il sui Sagrantino di Montefalco è diventato portabandiera della migliore enologia italiana. E’ l’etichetta con cui è stato bagnato il pranzo di nozze tra Michael Douglas e Catherine Zeta-Jones, ma anche l’unico rosso da cui si lascia sedurre Gianfranco Fini.

Vigne e cantine italiane, insomma negli ultimi anni hanno stregato un popolo trasversale. Ci sono cantanti rock come Sting alle prese con la prima vendemmia nell’immenso vigneto appena comprato (6 milioni di euro) a Figline Valdarno; Bob Dylan di cui sta per uscire la prima etichetta, Placet waves (5 mila bottiglie di rosso prodotte nelle Marche dalla Fattoria Le Terrazze); Mick Hucknall dei Simply Red, proprietario di 3 ettari di vigna a Sant’Alfio, sulle pendici dell’Etna. E si appassionano al grappolo imprenditori come Paolo Panerai, editore, che produce vicino a Siena l’ottimo rosso I Sodi di San Niccolò, o l’eccentrico Renzo Rosso, patron della diesel, che, nella sua Diesel Farm di Marostica, in Veneto, ha convertito a vitigno 110 ettari di terreno destinati in origine a villette e capannoni e vi produce tre etichette incredibili: il Bianco di Rosso, il Rosso di Rosso e il Nero di Rosso. Con tecnologie da Guerre stellari. “Vinifichiamo in criomacerazione e conserviamo l’integrità dei grappoli usando ghiaccio secco” racconta il suo winemaker Roberto Cipresso.

Neppure il mondo dell’arte si sottrae al richiamo del bicchiere: a Montalcino Sandro Chia, celebrato pittore, produce un Brunello che finisce anche sulla tavola di casa Agnelli “ma per me il business è secondario. In fondo anche far vino è un’altra forma d’arte”. Sarà, ma anche la nobile professione del vignaiolo oggi sbarca perfino nella grande distribuzione. Così Esselunga, la più grande catena di supermercati italiana, dedica al vino di qualità sempre maggiori attenzioni attrezzando i suoi store di enoteche dove spesso un sommelier diplomato è al servizio dei consumatori. Ai quali vengono offerte ben 240 etichette selezionate.

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