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Panorama

Venticinque pietre miliari nella storia dell'enologia. Dal Piemonte alla Campania passando per la Sardegna, guidati da un profumo denso di arte e passione ... Quando Panorama mi ha chiesto di indicare i vini a mio giudizio più significativi, ho steso di getto, con tutto l'arbitrio prevedibile in questi casi, la lista delle bottiglie che al tempo stesso sono quasi tutte pietre miliari nella storia dell'enologia italiana: 25 vini di 20 aziende. Comincio in alto a sinistra, col Piemonte. E comincio col cuore pieno di nostalgia per quella mattina di vent'anni fa in cui conobbi Giacomo Bologna nella sua cantina di Rocchetta Tanaro. Alle 8 facemmo colazione con prosciutto, formaggio e Barbera. Grand'uomo (non solo in campo enologico) Giacomo, oggi purtroppo è scomparso. Ma l'azienda è condotta alla grande da moglie e figli, così che il Bricco dell'Uccellone è tuttora la migliore Barbera che conosca. Poco distante c'è Angelo Gaja: un monumento. La sua è una delle cinque aziende che meritano la doppia segnalazione. Gaja non sbaglia un colpo: qualsiasi vino (anche i recenti toscani molto alla moda) è di qualità eccellente. Ottimo il nuovo Barbaresco che ho appena assaggiato, ma la pietra miliare nella storia italiana si chiama Sorì San Lorenzo, un grandissimo Barbaresco che non si può definire così per via del disciplinare spurio. Merita la citazione anche l'eccellente Chardonnay della casa, il Gaja & Rey. Per restare in zona, mi ha stordito la personalità del Barolo Percristina di Domenico Clerico. Così diverso dagli altri, così morbido e singolare. Lasciamo il Piemonte con il buonissimo Gattinara di Giancarlo Travaglini. Non l'ho più abbandonato da quando lo conobbi giusto trent'anni fa. La Lombardia si presenta con due grandi case di spumanti. La Ca' del Bosco dell'irrefrenabile Maurizio Zanella raggiunge la vetta con la riserva di Franciacorta Anna Maria Clementi. Mi fermo qui, ma potrei citare l'intera lista dei vini bianchi e rossi della casa, tutti eccellenti. Bellavista di Vittorio Moretti offre nella splendida tenuta dell'Albereta un magnifico Franciacorta Gran Cuvée Brut e uno degli Chardonnay del mio cuore, il poco noto Convento dell'Annunciata. Il Triveneto ha una magnifica rappresentanza. Per apprezzare al meglio la Riserva del Fondatore dello spumante Ferrari di Gino Lunelli e fratelli cercate le annate meno vicine: avrete molte piacevolissime sorprese. Quando volete un grande rosso, andate a colpo sicuro con il Granato delle sorelle Foradori. E se di Jermann amate l'ottimo Chardonnay Vintage Tunina, scoprite le delizie del nuovo rosso Pignacolusse. Quand'ero alla ricerca di bianchi da invecchiamento, sollecitato da Edoardo Valentini, di cui parlerò tra poco, ho scoperto che Leonildo Pieropan ha bottiglie di Soave Calvarino vecchie di 15 anni e di commovente freschezza. Le nuove strade del Soave (anche qui, fuori disciplinare) sono percorse con grande successo da Roberto Anselmi: il suo Capitel Croce è uno dei migliori bianchi d'Italia e a fine pasto non dimenticate I Capitelli, magnifico Soave da meditazione. Alternatelo con uno dei vini a me più cari, il Torcolato di Fausto Maculan, che mantiene intatto il suo fascino nonostante gli sia cresciuto sulla testa Acininobili. In Toscana mi fermo a due giganti. Pietro Antinori ha appena festeggiato i trent'anni del suo tuttora memorabile Tignanello e gli ha affiancato il Solaia, uno dei migliori rossi del mondo. Il marchese Incisa della Rocchetta con il Sassicaia è già nel pantheon da un pezzo: il suo vino continua a commuovere per la costanza nella qualità. Scendo in Umbria per rendere omaggio al Marco Caprai, con il suo Montefalco Sagrantino 25 anni intitolato ad Arnaldo Caprai: l'enologia italiana gli deve molto. Nel mio Abruzzo segnalo il bianco italiano da invecchiamento più fantastico, che da decenni appassiona gli intenditori, il Trebbiano di Edoardo Valentini. Ma gli affianco volentieri il Montepulciano d'Abruzzo di Gianni Masciarelli che ha bruciato le tappe dell'eccellenza. I Feudi di San Gregorio, in Campania hanno una intera lista di vini d'autore. Segnalo il grandissimo rosso Serpico che ho assaggiato qualche giorno fa in una tavola entusiasta. Anche il siciliano Planeta merita due citazioni: il suo, a mio sommesso giudizio, è il migliore Syrah italiano. Ma anche lo Chardonnay merita ogni plauso. In chiusura, un grandissimo vino sardo, il Turriga di Antonio Argiolas. Da Francesco Cossiga in giù, portandolo in tavola avrete soltanto gratitudine. (arretrato di "Panorama" del 29 ottobre 2004)

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