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Panorama

Attualità - Vino e politica: Sagrantino, il rosso che divide le rosse. Guerra per un'etichetta. Lo producono a Montefalco, in Umbria. Ma la Toscana, con un decreto, ha dato il via alla coltivazione nel suo territorio. Storia di una lite fra due regioni targate ds ... La chiamano la Strada del Sagrantino. E anche se a vederla sembra una normale, di quelle un po’ defilate tra vigneti e colline, non bisogna farsi ingannare: è una trincea. Comincia fuori Foligno, a Bevagna; gira verso Gualdo Cattaneo, si spinge fino a Giano dell’Umbria e Castel Ritaldi. Ha il suo centro a Montefalco. Il vero cuore dell’Umbria, la patria del Sagrantino.

Vino di colore rubino intenso, dai riflessi violacei e dall’odore di more di rovo, invecchiato per 30 mesi, prodotto al 100 per cento con uve coltivate su queste colline: sul Sagrantino a Montefalco non si scherza. Non solo perché è il vino con cui diceva messa San Francesco, ma perché è al top delle classifiche del Wine Spectator, e perché insieme al Brunello e al Barolo è il vino italiano più conosciuto e lodato nel mondo.

Il Sagrantino di Montefalco lo fanno solo qui ed è, praticamente, l’unica risorsa su cui campa un territorio di 15.000 anime. Undici le cantine, 35 gli imbottigliatori, un giro d’affari da oltre 20 milioni di euro all’anno. «Senza contare l’indotto di agriturismi, ristoranti, artigianato» aggiunge il sindaco di Montefalco, Valentino Valentini. «Tutto, qui, ruota intorno al vino Sagrantino, prodotto con l’omonimo vitigno locale. Se ci toccano il Sagrantino, è la fine».

A toccare il Sagrantino è stata una regione considerata fino a ieri una sorella, la Toscana, che con il decreto 4920 del 27 agosto ha dato il via libera alla coltivazione, sul suo territorio, del vitigno autoctono di Montefalco. «Ce l’avevano chiesto alcuni produttori che lo avevano sperimentato, come prevede la legge, già per tre anni» spiega Tito Barbini, assessore toscano all’Agricoltura.

Una pura formalità, dunque? «No, un atto di pirateria agricola» tuona il presidente (umbro) della Commissione Agricoltura del Senato, Maurizio Ronconi. Una pirateria giudicata grave anche perché compiuta da una regione rossa (la Toscana presieduta da Claudio Martini) ai danni di un’altra (l’Umbria governata da Maria Rita Lorenzetti). «Noi abbiamo investito sul prodotto Sagrantino per anni e adesso quelli se ne appropriano?».

La notizia è arrivata a Montefalco come una fucilata. Il primo ad accorgersene è stato Marco Caprai, 40 anni, il produttore-mito idolatrato perfino dalla Revue du vin de France. Prima che lo reinventasse lui (impianti, vinificazione, marketing) il Sagrantino era finito: oggi un ettaro di vigneto viaggia sui 100 mila euro, la produzione non asta a soddisfare la richiesta internazionale, il vino ha raggiunto quotazioni stratosferiche. Praticamente è oro.

Un oro che fa gola a molti. A troppi si preoccupa Caprai. Tanto che già da alcuni anni a Montelfalco stanno sbarcando imprenditori «da fuori». Acquistando vino alle cantine locali e lo imbottigliano col il loro nome. Vorrebbero una produzione più cospicua, a un prezzo più basso. «Ma è impossibile» scuote la testa Caprai. «Qui, strategicamente, abbiamo sempre puntato sulal qualità a scapito della quantità».
Ma se domani qualcuno cominciasse a produrre il Sagrantino altrove? In Toscana, per esempio? «Teoricamente non avrebbe il permesso di mettere il nome Sagrantino sull’etichetta» avverte il sindaco Valentini. Teoricamente., «poi si sa come vanno queste cose, dopo un po’ il nome compare in piccolo, popi in grande, poi tra un secolo tutti conosceranno solo il Sagrantino di Toscana. E il nostro sarà un ricordo» si preoccupa Caprai.

E dunque? Dunque, serve a poco che Barbini dica, conciliantissimo, che «i vini della Toscana sono già in cima alle classifiche mondiali», e che «non abbiamo bisogno di rubare il Sagrantino». A Montefalco la pensano come Giulio Andreotti: a pensar male forse si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. E sono già, tutti, al loro posto in trincea.

Sagrantino: il vino in cifre

700 ettari coltivati con vitigni Sagrantino

1.100.000 di bottiglie prodotte

300.000 vendute all'estero

20 milioni di euro il giro d'affari annuo.

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