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Panorama

Estate 2005 - Non se ne può più di … Intellettuali della degustazione, perizomi spudorati, ciabatte, tattoo, mistica delle vacanze alternative. Sconsolata carrellata fra mode e modi diventati insopportabili per gli italiani ... Un refolo da scirocco, il sole che scende, il barman che pesta compulsivamente la menta e lo zucchero monito. E in sottofondo la solita, l’ennesima, compilation di musica lunge, ovvero il fritto misto di urletti di gabbiani e note di piano, di moti ondosi e campanacci tibetani. Ci siamo: l’onda anomala dell’insofferenza collettiva sta accapigliando spiagge e riti estivi. E’ per noia, saturazione e allergia al vivere radical-chic scontato. “Non se ne può più” è l’urlo del malcontento diffuso. Di che cosa? “Di tutti quei doveri social che hanno trasformato l’estate nel momento in cui è obbligatorio divertirsi, vestirsi e viaggiare in modi codificati e omologati” sintetizza Roberto Grandi, prorettore dell’Università di Bologna e studioso di comunicazione. E se il grido è stato raccolto ai vertici dell’intellighenzia, figuriamoci che cosa si bofonchia tra discoteche, salotti e covi di mondanità annoiata. Dove "Panorama" ha svolto un’indagine a caccia di tutto quel che ha stancato, di tutto ciò che nell’estate 2005 è sacrosanto bandire”.

A tavola: l’enogastrofanatismo

Il teatro dello slow è la classica cena in terrazza. E’ qui che i sapientoni del vino danno il meglio, anzi il peggio. Intellettuali militanti al servizio di Bacco che vantano partecipazioni a numerose “degustazioni verticali” (vorrebbero dire annate diverse per lo stesso vino) e irrompono con frasi del tipo: “Questo vino ha continuità gustolfattiva all’insegna del frutto maturo nonostante una struttura non troppo imponente”, o, peggio, “ Senti che note di legno antico e cera d’api”. Non se ne può più: “Ma dove siamo, in una falegnameria?” tuona Loris Gobbo della Federazione europea sommelier e a capo della rivolta contro i degustatori snob: “il vino va bevuto come piace senza vergogna, nessuna regola impone temperature o abbinamenti, è ora di finirla”.

Dai calici la rivolta passa ai piatti: hanno stancato i cuochi superstar che costringono a prenotazioni lunghissime e trasferte transeuropee. I rivoltosi tessono l’elogio del cuoco comune: “Sogno un’estate dove l’intervento della mano umana sia minimo, un’estate di molluschi crudi e di signore piadinare che non finiranno mai sulla copertina di un giornale” si sfoga il critico-gastronomo Camillo Langone. Che inveisce anche contro l’abuso dell’insalata caprese da spiaggia, sempre troppo fredda, troppo insapore, troppo di plastica ... (arretrato di "Panorama" del 2 giugno 2004)

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