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Panorama

InChianti si invecchia meglio. Si chiama così lo studio, uno dei più vasti al mondo sui meccanismi del declino fisico, che si svolge tra i colli della Toscana. Condotto su oltre 1.600 persone seguite nel tempo, sta già sfatando molti luoghi comuni. E i primi risultati dicono che ... “Continui a camminare diritto e mentre va avanti dica tutti gli animali che le vengono in mente che comincino con la m”. L’invito della ricercatrice fa pensare a un gioco, ma in realtà Emilio, 83 anni, che cammina snocciolando nomi di merli e mucca, contribuisce a far sì che la scienza ne sappia un po’ di più sulla vecchiaia. Partecipa infatti al progetto di ricerca Inchianti, uno dei maggiori studi al mondo sui meccanismi dell’invecchiamento, in corso su più di 1.600 ultrasessantacinquenni di Greve e Bagno a Ripoli, fra i colli del Chianti fiorentino. L’indagine, condotta da un gruppo di ricercatori italiani, e finanziata inizialmente dall’Inrca (Istituto nazionale di riposo e cura per anziani) e dall’Azienda sanitaria di Firenze, dal 2001 ha il supporto economico anche degli Stati Uniit. Il Nia, il National Institute of aging, l’ente federale che si occupa di invecchiamento, attraverso l’Azienda regionale toscana di sanità, ha investito finora sul progetto oltre 5 milioni di euro. “E’ raro che questo ente governativo americano spenda soldi fuori dagli Usa, una testimonianza dell’importanza internazionale del nostro lavoro” dice da Baltimora il gerontologo Luigi Ferrucci, padre della ricerca. Non è un caso che lo studio avvenga tra le vigne del Chianti, scelti come seconda dimora da numerosi inglesi, americani, tedeschi e altri europei innamorati del paesaggio, del vino e della qualità della vita. Questo rende i ricercatori d’oltreoceano particolarmente curiosi sui meccanismi dell’invecchiamento in questa regione italiana. InChianti sta generando decine di pubblicazioni in cui si individuano nuovi marker biologici e si ribaltano convinzioni radicate sulla vecchiaia ...

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