Panorama

Profumo targato Friuli… Un sabato d’estate facemmo barca a vela con amici buongustai. Il mio gozzo non consente apparecchiature con tovaglie delle Fiandre e cristalleria di Boemia. Ma una buona bottiglia non manca mai e scambio volentieri qualche bicchiere con gli amici delle barche vicine ( piccole, perché in quelle grandi si combatte a colpi di champagne millesimato: il tipico rifugio di chi non sa scegliere). Facevamo dunque barca a barca e da quella vicina mi arrivò un bicchiere di bianco. Ah, profumo targato Friuli! Di chi è?, chiesi gustando l’augusto calice. Di Collavini. E’ diventato così bravo? Ebbene sì, è diventato bravissimo. Quel vino era il Collio Bianco Broy 2004, capofila dell’antica cantina friulana (110 anni di vita). Profumo sinuosissimo, sapore avvolgente. Un magnifico vino capace di trasformare in carrozze le misere zucche che quel giorno erano il nostro desinare. Un tempo Collarini come la maggioranza dei viticoltori, badava a far fatturato con grandi quantità di un vino onesto ma privo di grandi picchi. Poi da bravo imprenditore, Manlio ha capito che di quantità ce n’è fin troppa, di concorrenza anche di più e che le battaglie si vincono con la qualità. Ecco dunque una serie di vini di grande prestigio. Mi ha entusiasmato, al pari del Broy se non di più, il Refosco Giovanni De Nobil, il migliore del genere che ricordi: profumo ruffiano, gran bere allegro. Buonissimo anche il Merlot del Pic (ho assaggiato l’annata 2001) che si distingue dalla massa per l’allegria e il sapore virtuosamente persistente. Ottima tutta la trafila dei bianchi, dal Sauvignon al Tocai, al Pinot bianco. Se posso permettermi una modesta obiezione, questa è per lo Chardonnay Cuccanea: ha i seni appesi, è un gradino sotto gli altri. In ogni caso, complimenti a Collavini e auguri per i prossimi cent’anni.