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Panorama

Storie di vino - Enoteca da zar. Ambita dal magnate russo Abramovich, Castello Banfi eccelle in tutti i prezzi ... Se può permettersi di rifiutare i 500 milioni di euro offerti dal magnate russo Roman Abramovich per comprare la tenuta di Montalcino, vuol dire che Castello Banfi è roba seria. La casa ha soltanto 25 anni e sono sufficientemente vecchio per ricordare l’entusiasmo di Ezio Rivella, il maggiore esperto italiano di imprenditoria enologica, quando la mise su, zolla dopo zolla su commissione dei fratelli italoamericani John e Harry Mariani. Adesso l’azienda è validamente diretta dal giovane Enrico Viglierchio, che mi perdonerà se gli confesso che aprendo una bottiglia di Brunello Poggio all’Oro del ’99 ho ripensato con affetto al vecchio Rivella.

E’ andata così: avevo appena tagliato una fetta di casatiello dei bravissimi gastronomi napoletani Le Arcate e stappando il Brunello spiegai alla bottiglia che non avrebbe dovuto fare la schizzinosa perché l’abbinamento, seppure meno nobile di un cinghiale allo spiedo, non l’avrebbe fatta sfigurare. E così fu.Mi apparve fin dal profumo l’immagine di una bellissima donna ancora dormiente (non avevo dato al Brunello il preavviso d’ordinanza perché si aprisse a dovere), ma già perfetta nei lineamenti e nel maquillage come lo sono le attrici che dormono nei film (dormono infatti già truccate). Grande morbidezza, aristocratica, non c’è da dire. Il casatiello e io festeggiammo tanta fortuna e la serata (pur essendo solo in casa) si concluse in letizia.

Ho assaggiato nei giorni successivi altri due vini di Banfi, più modesti del Poggio all’Oro che costa in enoteca i suoi 67 euro. Mi colpì la qualità del Centine (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot), che costa soltanto 6 euro, ne vale molti di più. Il terzo vino, per esempio (si chiama Summus e mette insieme le due uve dell’altro sostituendo il Merlot con il Syrah a me tanto caro), è buono, direi ottimo per accompagnare l’intero pasto, ma i suoi 33 euro misurano eccessivamente la distanza dal fratello minore.

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