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Panorama

Italiane e poco conosciute, ecco grandi etichette. Sette bottiglie indispensabili ... C’è un metodo scientifico per sapere se un vino è buono o cattivo: l’aperitivo lungo. Non lo insegnano ai corsi di sommeliers, ve lo suggerisco io. Telefonate a un paio di amici, ovviamente non astemi, e convocateli a casa vostra per le 7. Nel pomeriggio comprate taralli, focacce, pcorini, salami e alle 19 in punto stappate. Se dopo un’ora la bottiglia è finita e gli amici vi chiedono di stapparne un’altra, il vino è buono. Se invece la bottiglia dura due ore il vino è cattivo. Negli ultimi mesi ho organizzato decine di questi aperitivi lunghi e fior di champagne e di rossi di Montalcino non hanno superato la prova. Sette bottiglie, alcune molto poco conosciute, l’hanno superata anche troppo brillantemente (qualcuna è finita in 20 minuti). Da Nord a Sud, con appendice austriaca, eccole:
1) Franciacorta Cabochon (Monte Rossa). Il produttore lo definisce “grasso, ampio, strutturato”, gli aggettivi che di solito accompagnano le bottiglie che non si riescono a finire. Per fortuna le cose stanno diversamente: il Franciacorta più tonico e vitale di sempre.
2) Prosecco di Valdobbiane superiore di Cartizze (Nino Franco). Morbido senza essere mobile: mai bevuto un prosecco così goloso.
3) Cabernet in rosa (Vgneto delle Terre Rosse). Il vino segreto di un’azienda di culto per le sue scelte enologiche controcorrente. Con un colore che ti sembra di bere la primavera.
4) Trebbiamo d’Abruzzo (Cataldi Madonna). Un bianco perfetto che appartiene alla categoria dei vini che risolvono i problemi e non li complicano, che accompagnano il cibo e non lo seppelliscono.
5) Castello delle Femmine (Terre del Principe). Fatto con le uve superautoctone che piacevano ai Borboni: 50% Pallagrello nero e 50% Casavecchia. Scivola come seta, meglio di un Syrah.
6) Rossojbleo (Gulfi). Colpa del caldo e delle barrique, i rossi siciliani sanno di cioccolata e marmellata. Questa è una splendida eccezione: finalmente un Nero d’Avola che sa di uva.
7) Farfalla (Pretterebner). Vino austriaco ma uve tipicamente italiane, anzi trentine: Lagrein, Marzemino, Teroldego. Un battito d’ali ed è già finito. (arretrato di Panorama del 28 aprile 2006)

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