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Panorama

Storie di vino - Etichetta con laurea. I giovani Barollo producono uno Chardonnay premiato in Francia ... C’è un padre che fa il mediatore di vino e, come la gran parte dei padri, vuol che i figli prendano la laurea e si cerchino un posto. Così fece Alfredo Barollo. Dei due figli, Marco si è laureato in scienze politiche, Nicola in economia e commercio. Accontentato il papà, i due si son detti: perché non sfruttare la laurea per farci chiamare dottore dai contadini e dai commercianti di vino e non utilizzare meglio le conoscenze familiari per gettarci anche noi nella spericolata avventura dei produttori?

Detto fatto. Nel 2003 i giovani Barollo comprano terreno tra Venezia e Treviso, si affidano a tecnici competenti, nel 2002 ottengono la prima vendemmia e nel 2003 fanno bingo. Tra i loro vini c’è uno chardonnay che il mio palato di appassionato incompetente ha trovato eccellente e di grandissimo equilibrio. Lo Chardonnay è un vino complicato, con alti margini di errore. Molti produttori lo fanno troppo prorompente e ne abbassano il fascino come una bella ragazza che si trucca con pesantezza. Lo Chardonnay di Barollo è invece raffinato e ha tutti gli attributi a posto. Debbono pensarla allo stesso modo i giurati della tredicesima edizione di Chardonnay du monde che a marzo hanno riunito 300 esperti di tutto il mondo allo Chateau des Ratys, in Francia. Il vino di Barollo è stato giudicato l’italiano migliore. Eppure noi di Chardonnay di classe ne abbiamo più d’uno. E questo costa un enoteca non più di 15 euro.

Allo stesso livello di qualità (e di prezzo) dello Chardonnay ho trovato il Merlot 2003: uno dei più morbidi, seducenti e intriganti che ricordi. Senza, ovviamente, la coda che talvolta caratterizza (in negativo) questo vino. Ottimo anche il terzo vino che ho assaggiato: il vecchio, caro Pinot grigio. Un tempo era di gran moda, poi è quasi scomparso dalle tavole, “generaliste”. Questo di Barollo merita di tornare. A 13 euro.

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