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Panorama

Affare divino ... Dritte enologiche. Per collezionisti o semplici appassionati questo è un momento d’oro. Le grandi etichette, infatti, si possono comprare a metà prezzo, soprattutto a Londra e New York. Guida ragionata all’acquisto di bottiglie prestigiose. Per il piacere del palato. O per il gusto del business... Per i cacciatori di trofei, i collezionisti, gli appassionati del vino è un momento d’oro. La caccia a chi deve alleggerire la cantina, ai ristoranti che liquidano in parte o del tutto riserve che non riescono a smaltire, alle molte enoteche che hanno chiuso o stanno chiudendo e hanno bisogno di liquidità, è aperta. “Ma la stagione favorevole sta per finire” avverte Christian Roger, gestore del fondo d’investimento Nobles Crus. “Adesso a Londra o a New York, piazze di etichette prestigiose, il rapporto dell’euro contro dollaro e sterlina permette di fare ottimi affari. I celebrati château di Bordeaux, come Lafite, Margaux, Haut Brion e Mouton dell’annata magica 2005, che un anno fa si compravano a non meno di 800 euro a bottiglia, ora vengono via per la metà. Il Solaia 1997, eletto da “Wine spectator” vino dell’anno e introvabile a meno di 400 euro, oggi in asta ne spunta 150-180. Entro fine anno i commercianti anglosassoni avranno esaurito le scorte, dovranno rifornirsi in euro e i prezzi saliranno”. Attenzione però: in un mercato isterico come l’attuale è successo che una famosa annata in formato imperiale di champagne Cristal Roederer nell’arco di pochi anni sia rimbalzata da 4 mila a 25 mila euro per poi scendere sotto il migliaio. Chi compra per il solo piacere di bere non ha problemi di scelta, ma chi mira a un investimento redditizio su quali vini dovrebbe scommettere? In altre parole, in futuro piaceranno vini molto diversi fra loro, con personalità spiccata e legata al territorio, o vini passe-partout, morbidi e accattivanti, a proprio agio tanto con il sushi quanto con la caponata, il risotto, il ceviche? Angelo Gaja, il produttore italiano più famoso nel mondo, al recente World wine symposium, una sorta di Davos enoico che ha visto riuniti a Villa d’Este produttori, buyer, finanzieri, arrivati anche da Usa, Australia, Sud America, Cina, l’ha messa così: “Meglio John Wayne o Marcello Mastroianni? Meglio un maschione bello e muscoloso, che dice tutto di sé alla prima occhiata, o un esemplare ombroso, ironico, di primo acchito scostante?”. John Wayne è il Cabernet Sauvignon, il vitigno protagonista dello stile internazionale del vino, vigoroso, di buon carattere, ma monocorde. Mastroianni è il Nebbiolo, l’uva da cui nascono Barbaresco e Barolo, vini quasi spigolosi che hanno bisogno di cultura per essere apprezzati. Gaja scommette sul secondo, sulle differenze, sulla tipicità, sul vino nato da una sola uva, sul lavoro eroico e artigianale dei piccoli coltivatori, e annuncia vini monovitigno di piccoli appezzamenti nascenti in California, in Nuova Zelanda, in Australia. Piero Antinori, più ecumenico, scommette sul successo di un Italian style nel vino: fatto molto bene, intellettualmente non troppo impegnativo, capace di evocare le emozioni del mondo che c’è dietro, versato a sposarsi, soprattutto con i bianchi più strutturati e i molti rosé da rivalutare, alle nuove mode del bere e alla variegata cucina orientale. “Una cosa è certa” sostiene Franois Mauss, presidente del Grand jury européen du vin, un pool internazionale di esperti che degusta solo alla cieca, “i vini star, di poche decine di migliaia di bottiglie, non avranno problemi. Nella sola Hong Kong, tra settembre e ottobre, si sono svolte sei aste, ciascuna con vendite superiori ai 5 milioni di euro. E non si tratta solo dei clienti che a Macao, a Shanghai, a Singapore si limitano a scegliere la bottiglia più costosa. Se 10 anni fa a Hong Kong esisteva una sola scuola del vino, oggi se ne contano una trentina, e stanno formando palati raffinati ed esigenti”. I problemi casomai li avranno gli europei che hanno il gusto e la cultura per apprezzare quelle etichette, ma non potranno più permettersele. Una ragione in più per aprire la caccia alle buone bottiglie.

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