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Panorama

Il bicchiere mezzo pieno ... L’industria toscana del vino vede il futuro in rosa e in verde. In rosa perché il mercato sta andando meglio del previsto, con crescite che per alcune aziende superano il 20 per cento. E in verde perché si diffonde sempre di più la moda delle cantine ecologiche... “Se negli Stati Uniti si torna a bere italiano, allora vuol dire che l’economia è in ripresa”. Leonardo Frescobaldi, presidente dell’azienda vitivinicola in cui nascono il Nipozzano Chianti e il Castelgiocondo Brunello, vede rosa da almeno un semestre. “Le esportazioni di vino stanno ricominciando a crescere ed è un segnale inequivocabile. Se è vero che l’attuale crisi economica è stata innescata dalla crisi finanziaria americana, allora è altrettanto vero che la ripresa dei consumi oltreoceano farà da traino a tutta l’economia mondiale”. Vedremo. Intanto, almeno le cantine brindano a un anno più sereno. Pronte a rilanciare con progetti innovativi e sinergie extraregionali un settore che conta una cinquantina di marchi doc e docg, fra cui anche il Sassicaia, per circa 2 miliardi di fatturato complessivi. In Toscana infatti, il vino è un culto prima ancora che un business. A Montepulciano, patria del Vino nobile, si è cominciato addirittura a parlare di cantine “verdi”, alimentate con ecologici impianti a biomassa. E la regione ha appena fatto partire un programma quadriennale per lo stadio e la valorizzazione dei vitigni autoctoni meno conosciuti (118 specie sono in via di estinzione). “Si tratta di studi importanti che anche noi stiamo portando avanti con convinzione” sottolinea ancora Frescobaldi. Se poi la ricerca è sostenuta da un mercato in ripresa, allora tutto è più semplice Consce di questo, cantine come Frescobaldi, Antinori o Ruffino non hanno mai smesso di investire sulle strutture commerciali per dare sfogo sicuro a una produzione che, nei casi specifici, sfiora i 40 milioni di bottiglie. “I volumi possono trarre in inganno” sottolinea però Piero Antinori, titolare di 12 tenute riunite sotto il suo nome. “Ogni cantina, ogni zona di coltivazione mantiene le sue specificità annoverando vini diversi ed etichette di grande prestigio. L’estensione delle superfici coltivate giustifica la produzione, che comunque resta di altissimo livello”. Lo dimostrano anche i fatturati: quasi 120 milioni per Antinori e oltre 71 per Frescobaldi, che nei primi quattro mesi del 2010 cresce del 23 per cento. “Il settore si sta rafforzando anche grazie ai finanziamenti europei per la promozione di vini prodotti in Europa ma destinati a paesi terzi” aggiunge Antinori. “Una campagna da 50 milioni di euro, partita nel 2009 ma che si protrarrà sino al 2015”. Un progetto dunque di lungo respiro sostenuto anche da una rinnovata e recente volontà di collaborazione “All’Istituto italiano del vino di qualità grandi marchi hanno già aderito 17 aziende italiane dal Piemonte alla Sicilia, che insieme lavorano per promuovere il vino di prestigio all’estero” dice Antinori. “Si tratta di una bella intuizione, che sta favorendo una semina importante in Canada, Giappone, India, Cina e Singapore”. “Il potenziale del mercato vinicolo è ancora molto elevato, purché lo si sappia sfruttare” aggiunge Adolfo Folonari, amministratore delegato della Ruffino srl (58 milioni di fatturato) ed erede dell’omonima famiglia di produttori bresciani che la rilevarono agli inizi del ’900. La crisi infatti ha portato al revival dei vini classici e delle etichette storiche. “Ruffino non ha mai approfittato dei periodi di vacche grasse per ritoccare i prezzi verso l’alto, mantenendo una linea precisa. Questa politica ha pagato e, nonostante la crisi, siamo riusciti a presidiare bene anche la grande distribuzione con vini come il Rosatello o il Libaio, che ci danno grandi soddisfazioni”. Il punto è che i consumi di vino degli italiani in realtà non sono mai calati, mentre è cresciuta l’attenzione alla spesa. “I consumatori scelgono prodotti meno cari, però il settore è tutt’altro che in crisi” puntualizza Antinori. Lo dimostra anche il flusso dei turisti che ogni anno frequentano le 14 vie del vino in Toscana: cantine en plein air che tanto piacciono agli stranieri.

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