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Panorama

C’è una bollicina per tutti ... Le festività sono alle porte e il consumo di bollicine cresce esponenzialmente. Oltre alle eccellenze nazionali come Franciacorta, Trento, Oltrepò Pavese e le varie tipologie di prosecco, fra le preferenze dagli italiani continua a spiccare lo champagne, un prodotto per il quale, con oltre 5 milioni e 350 mila bottiglie importate nel 2013, l’Italia rimane uno dei primi mercati al mondo.
Se volete acquistare una bottiglia di champagne per brindare al nuovo anno potete basarvi sul nome della maison, sul prezzo, oppure affidarvi al gestore di un’enoteca confidando nella sua competenza. In alternativa, se preferite una scelta personale, potreste informarvi su alcuni particolari criteri produttivi. I parametri che determinano la qualità di uno champagne sono molti: ecco i sette più importanti.
Informatevi, innanzitutto, sulla fermentazione alcolica: abitualmente viene effettuata in tini di acciaio, ma alcuni produttori optano per l’impiego di fusti o botti, influenzando il prodotto finale grazia al particolare apporto del legno. Il secondo criterio è quello dei vitigni impiegati. La maggior parte degli champagne prevede la presenza di Pinot noir (Pinot nero), un’uva rossa che dona corpo e persistenza, di Chardonnay che regala eleganza e di Pinot meunier, un altro vitigno rosso più morbido del Pinot noir e dalle tipiche note floreali. È, inoltre, possibile orientarsi verso la tipologia Blanc de blancs, ottenuta esclusivamente da uve Chardonnay, e Blanc de noirs, da sole uve a bacca nera.
Un altro parametro fondamentale è quello del “terroir”: ovverosia il territorio di produzione dello champagne. Questo è compreso in quattro regioni: Vallée de la Marne, Montagne de Reims, Còte des Blancs et de Sézanne e Còte des Bar. Un Pinot noir della zona est della Vallée de la Marne per esempio avrà un gusto più complesso di uno della Montagne de Reims.
Avrete notato poi che, a differenza degli altri vini, lo champagne solitamente non riporta l’annata in etichetta, La stragrande maggioranza delle bottiglie in commercio è costituita, infatti, da Champagne “non millesimati” (sans année), approntati, cioè, con vini di differenti vendemmie. Ma il 5 percento della produzione consiste, invece, di champagne ottenuti da uve di una singola annata: questo viene prodotto soltanto quando la qualità di queste ultime è particolarmente elevata. Le grandi case produttrici, per esempio, non hanno millesimato l’annata 2001 e solamente alcune hanno millesimato l’annata 2003.
Un ulteriore criterio è quello del “vieillessement sur lies”, cioè la permanenza a contatto con i lieviti. Il disciplinare dello champagne impone un periodo di maturazione di 15 mesi, di cui 12 sui lieviti per i vini non millesimati e di 3 anni per i millesimati. La maggioranza delle maison prolunga questo periodo per arrivare, in alcuni prodotti di eccellenza, sino a 5010 anni e anche oltre.
Il sesto parametro è quello del “dosage” dato dalla “liqueur d’expedition”:
la miscela di vino e zucchero aggiunta al prodotto, che è determinante sia per il carattere dello champagne sia per la sua classificazione, dal più secco, il brut nature (0 grammi di zucchero per litro), sino al cosiddetto demi-sec (da 33 a 50 g/l). Infine c’è da considerare il livello qualitativo delle uve: quelle provenienti da Grand Cm e Premier Cm sono ritenute più pregiate e il loro maggior costo si riflette, ovviamente, sul prezzo della bottiglia.

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