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UNITÀ GEOGRAFICHE AGGIUNTIVE

“Progetto Pieve” per il Nobile di Montepulciano: al “Vinitaly 2023” i primi risultati nel calice

A supporto, lo studio “Alle radici del Vino Nobile” con Università di Bologna, che definisce le peculiarità microbiotiche di ognuna delle 12 Pieve

Il “Progetto Pieve” per il Nobile di Montepulciano con la regia del Consorzio del Vino Nobile sta procedendo spedito e a “Vinitaly 2023” arrivano i primi risultati nel bicchiere ovvero i campioni dei vini che diventeranno Pieve con l’annata 2021. Si tratta, evidentemente, di un work in progress, un primo parziale - e decisamente in fase di evoluzione - esordio, rappresentato da una serie di campioni ottenuti dalle 12 Uga (Argiano, Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Vallardenga e Valiano) e preparato dalla commissione d’assaggio istituita dal Consorzio ad hoc, che sta lavorando in vista di una completa e consapevole mappa delle differenze tra le varie aree di produzione delle Pievi poliziane. Ma c’è di più.
A supportare questa articolata operazione sul territorio, si aggiunge anche il progetto “Alle radici del Vino Nobile”, uno studio che nasce dalla collaborazione tra l’unità di “Microbiome Science and Biotechnology” del Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna e il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, con lo scopo di caratterizzare le comunità microbiche complesse (microbiomi) che vivono a stretto contatto con le radici delle viti e nel terreno dei vigneti del Vino Nobile, con il focus principale rivolto a quelle che popolano la subzonazione delle 12 Pievi, mappandone le caratteristiche peculiari per ogni Unità Geografica Aggiuntiva.
Il progetto “Pieve” con oltre 40 cantine già impegnate a selezionare partite di vino “atte a divenire Pieve” è, come noto, la declinazione poliziana delle Unità Geografiche Aggiuntive, che permetterà in etichetta l’utilizzazione dei toponimi territoriali delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio locale in epoca tardo romana e longobarda. Un percorso che ha davanti a sé il suo compimento nell’approvazione di un nuovo disciplinare previsto per il 2025 e che sarà incentrato su un vino da Sangiovese in prevalenza con eventuali vitigni complementari solo da varietà di antica coltivazione locale.
Ma perché accendere i riflettori sui microbiomi? I microbiomi della radice e del terreno sono ormai considerati una componente integrante della pianta che media l’assorbimento delle sostanze nutritive a livello radicale e aiuta la vite nella resistenza agli stress biotici e abiotici. Questo significa che questi microbiomi sono fondamentali per la salute della vite e in questi termini possono influenzare le rese produttive e la qualità del prodotto finale, caratterizzandosi a seconda delle diversità dei terreni.
I campioni di microbiomi raccolti nelle 12 Pievi di Montepulciano sono stati sottoposti al sequenziamento del loro Dna, per la loro caratterizzazione e, dopo un confronto con i microbiomi di vigneti provenienti da tutto il mondo è stato possibile ricostruire, a cascata, le varie differenze ed identità fino ad arrivare alla determinazione di quelli caratterizzanti le unità geografiche aggiuntive del territorio del Nobile di Montepulciano. Una ricerca che ha condotto ad un primo ed importante traguardo: i microbiomi del territorio di Montepulciano hanno una loro configurazione caratteristica rispetto agli altri, ma soprattutto ogni Pieve possiede una sua configurazione peculiare, con specie microbiche caratteristiche.

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