“Il fatto non sussiste”: così si è chiuso il processo penale al Tribunale di Treviso che ha visto contrapposte le aziende Bottega Spa e Ca’ di Rajo, con assoluzione del legale rappresentate della Ca’ di Rajo Bortolo Cecchetto e dichiarazione di insussistenza di addebiti in capo all’azienda da lui guidata. La decisione è stata presa dal giudice Umberto Donà il 22 luglio. A Bortolo Cecchetto, spiega una nota, erano contestati i reati di contraffazione dei marchi di proprietà di Sandro Bottega relativi alle bottiglie color oro e rosa e la vendita di prodotti con segni mendaci in riferimento alle bottiglie di Bottega Spa color argento.
Una sentenza che, dunque, contraddice in qualche modo quando successo fino ad ieri (come riportato qui) in una lunga battaglia legale tra le due aziende produttrici di vino, che si è dunque chiusa con l’assoluzione del titolare di Ca’ di Rajo. “Il motto della nostra famiglia è sempre “Male non fare, paura non avere”. Ringraziamo i nostri legali, l’avvocato Paola Turri e l’avvocato Maurizio Borghese, che, in questi anni, ci hanno accompagnato con professionalità e competenza - afferma Simone Cecchetto, a capo della Ca’ di Rajo - la nostra famiglia sta soffrendo pesantemente questa situazione che era ed è molto distante dalla nostra etica e dal nostro modo di agire. Abbiamo sempre avuto massima fiducia nella giustizia e ci siamo astenuti da ogni dichiarazione pubblica per far sì che questa potesse fare il suo corso nelle sedi opportune. L’innovazione e la creatività contraddistinguono da sempre i nostri progetti e lo dimostra tutto ciò che facciamo ogni giorno all’interno della nostra azienda e nel mondo. La nostra è una realtà giovane che crede nei giovani e che ha legato il suo nome alla salvaguardia della Bellussera e degli autoctoni nella piena valorizzazione del nostro territorio. Siamo contenti del risultato conseguito che ci permette di tornare a occuparci esclusivamente di ciò che ci sta a cuore: ovvero la produzione e la promozione dei vini della nostra terra”.
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