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SOTTO IL MARTELLO

Sotheby’s, il mercato delle aste enoiche incorona Romanée-Conti, Hong Kong ed il Sassicaia

Nel report della casa d’aste britannica, lo stato dell’arte di un mondo ormai legato a doppio filo all’Asia ed alle grandi collezioni private
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Sotheby’s, il mercato delle aste enoiche incorona Romanée-Conti, Hong Kong ed il Sassicaia

Il mercato delle aste enoiche ha chiuso un anno, il 2018, da incorniciare, con un giro d’affari complessivo di 467 milioni di euro, in crescita del 22% sul 2017, grazie soprattutto alle performance dell’americana Acker Merrall & Condid, specializzata in vino, ed alla storica casa d’aste britannica Sotheby’s, che per la prima volta ha visto il comparto wine & spirits superare i 100 milioni di dollari. Molto, in questi anni, è cambiato nel mondo delle vendite all’incanto della casa inglese, dove oggi, come racconta l’ultimo report di sintesi firmato dalla stessa Sotheby’s, il 21% del giro d’affari (pari a 24 milioni di dollari) è legato ad una sola griffe, Domaine de la Romanée-Conti, seguita dai grandi di Bordeaux, Pétrus (8% dell vendite), Lafite (6%), Latour (6%), Mouton Rothschild (5%), Margaux (3%), Haut Brion (3%) e Cheval Blanc (2%). Dietro alla Francia, bene l’Italia, con il Sassicaia che diventa il vino più battuto nelle aste di Sotheby’s, davanti a Gaja e Masseto, con i Barolo di Bruno Giacosa e Giacomo Conterno a seguire, mentre le etichette di Antinori (Solaia e Tignanello) sono al sesto posto, giusto davanti al Brunello di Biondi-Santi, quindi Ornellaia, Soldera Case Basse e gli Amarone di Romano dal Forno, a chiudere la top ten dei vini italiani più amati dai collezionisti.
Ma a mutare è anche e soprattutto il contesto. Hong Kong, ormai, è la vera capitale delle aste enoiche: da qui passa il 53% delle vendite in termini di valori, e in generale il 63% degli acquirenti arriva dall’Asia; importante anche il “turn over” di chi partecipa alle aste, visto che nel 2018 per il 32% dei compratori era la prima volta; altissime anche le rivalutazioni, con il 61% dei lotti battuti a prezzi superiori alle quotazioni massime; crescono anche i valori medi delle aste, saliti a 3,5 milioni di dollari, anche perché sotto il martello finiscono sempre più spesso intere collezioni private, dal valore spesso molto alto; di conseguenza, il prezzo medio per lotto ha subito, nell’arco di un solo anno, un incremento davvero notevole: a livello globale, si è passati dai 4.280 dollari del 2017 ai 7.148 dollari del 2018, il 67% in più, a fronte di un calo del numero dei lotti dell’8% (da 14.913 a 13.731).
A proposito di collezioni private, nel 2018 sono state 13 le vendite all’incanto di un singolo collezionista, che hanno generato 56 milioni di dollari, per una media di 4,2 milioni di dollari l’una, con il record storico della “The Classic Cellar of an American Collector”, sotto il martello in diversi appuntamenti, tra il 2009 ed il 2013, ampiamente imbattuto, a quota 52 milioni di dollari. Nel 2018, invece, il record per singolo lotto spetta alle 7 Mathusalem di Romanée-Conti aggiudicate ad Hong Kong per 1,5 milioni di dollari. E proprio da Hong Kong arrivano i compratotri più facoltosi: nel 2018 i buyer della piccola penisola hanno speso 39 milioni di dollari, più di americani (25 milioni di dollari), cinesi (12 milioni di dollari), collezionisti di Taiwan (10 milioni di dollari) e del Regno Unito (7 milioni dollari).

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