È un Sauvignon Blanc diverso da tutti gli altri: naso verticale con note di ananas, ortica e un certo fumé; incredibilmente salato, acido, consistente grazie al contributo del sedimento fine, che lo accompagna nei 15 mesi in un uovo di cemento e poi in bottiglia, a lungo. Quando viticoltori ed enologi di Viña Ventisquero hanno deciso di produrre la nuova linea “Tara” nel deserto di Atacama, nel nord del Cile, consapevoli delle condizioni al limite per la viticoltura, rimboccandosi le maniche devono aver pensato “famoli strani”. Il territorio non mente: in altitudine e tra i più aridi al mondo, precipitazioni 20 mm annui, irraggiamento solare mitigato al mattino dalla nebbia, la “Camanchaca”, e nel pomeriggio dal vento che spira dal Pacifico, con enormi escursioni termiche giorno-notte. Salinità spinta dei terreni e dell’acqua con cui le viti vengono un poco irrigate. “Condizioni in cui - spiega Felipe Tosso, enologo capo di Viña Ventisquero - abbiamo dovuto inventare nuovi paradigmi”. La linea Tara conta su 7 vini, tre bianchi e quattro rossi, che provengono da due vigneti, Longomilla e Nicolasa, situati a 22 e 32 chilometri dal mare, sul secondo terrazzo del fiume Huasco. Le pochissime le bottiglie ottenute artigianalmente dalla vendemmia alla vinificazione fino all’imbottigliamento a mano (sono numerate: la “mia” era la 2076 su 3630) sono nelle carte dei vini di ristoranti prestigiosi.
(Clementina Palese)
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