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VENDEMMIA 2005 - BUONA QUALITA’ MA DISTRIBUITA A “MACCHIA DI LEOPARDO” E A FAVORE DELLE AZIENDE CHE HANNO LAVORATO MEGLIO IN VIGNA. CALO DELLA QUANTITA’ SUL 2004 ALMENO DEL 10%: E’ IL PARERE UNANIME DEGLI ENOLOGI COTARELLA, RIVELLA, GIACOSA E FERRINI

Italia
Vendemmia non eccellente, ma di buona qualità

A raccolto quasi ultimato, la qualità della vendemmia 2005 è buona, sebbene distribuita a “macchia di leopardo” lungo la penisola e le isole. Ma a decretarne il definitivo successo qualitativo, più che in altre vendemmie, sarà soprattutto la perizia dimostrata dalle aziende nella gestione dei vigneti, in un’annata, per certi aspetti, al cardiopalma, disturbata da un andamento climatico piuttosto difficile, specie tra i mesi di agosto e settembre. Le recenti giornate di sole hanno portato dei miglioramenti sostanziali ad una vendemmia che le intense piogge di agosto e dei primi di settembre rischiavano di compromettere, annullando l’ottimo e diffuso stato sanitario delle uve. Non pare, comunque, che possano sussistere grossi margini di miglioramento, per una vendemmia buona, ma non eccezionale. Le previsioni metereologiche preoccupano ancora enologi ed aziende, impegnati nel rush finale per la raccolta dei vitigni a maturazione tardiva e che, in molti casi, costituiscono le selezioni e i “cru”, ma se perdurerà una situazione di bel tempo ancora per qualche giorno, i prodotti migliori, riusciranno ad essere tali anche nell’annata 2005. Calo quantitativo generalizzato per la produzione di uve, stimato nell’ordine almeno del 10% in meno sulla vendemmia 2004. Questo è il quadro disegnato dalle dichiarazioni, rilasciate in esclusiva a WineNews, uno dei siti di riferimento dell’Italia del vino, da alcuni fra gli enologi più importanti del panorama produttivo nazionale.
“La vendemmia 2005 è contraddistinta da una differenza di rendimento qualitativo che interessa non solo le diverse zone di produzione - spiega Riccardo Cotarella, l’nologo italiano più conosciuto nel mondo - ma anche, e soprattutto, le aziende, addirittura i vigneti di una stessa azienda. Soltanto chi ha lavorato bene nel vigneto, con un’attenta gestione delle pareti fogliari e con trattamenti antibotritici preventivi, riuscirà ad ottenere buoni prodotti. In generale, saranno migliori i risultati delle uve a maturazione precoce, mentre per la poche uve a maturazione tardiva rimaste da raccogliere, la qualità sarà apprezzabile, ma non eccezionale. La situazione è molto differenziata - continua Cotarella - in Piemonte, per esempio, dove le piogge hanno creato meno problemi, i Nebbioli sono molto belli. Mentre fra i Sangiovesi, ce ne sono alcuni che sono andati benissimo, altri, invece, molto male. Il 2005 non è certo l’annata del secolo, ma potrà comunque consegnarci qualche ottimo prodotto. Tutto dipende dalla gestione dei vigneti da parte dei produttori. E’ una vendemmia in cui, in misura superiore ad altre - conclude Cotarella - vale molto di più il lavoro delle aziende che la zona dove operano”.
Puntuale il “report” di Franco Giacosa, alla guida tecnica delle tenute della famiglia Zonin, più di 1.800 ettari a vigneto, che si trovano praticamente in tutte le zone di produzione più importanti d’Italia (Toscana, Veneto, Puglia, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia). “La vendemmia 2005 è veramente molto buona in Sicilia. La pioggia è stata abbondante, ma ben distribuita, proprio quando ci voleva e i vigneti hanno sofferto soltanto un moderato stress idrico. Per noi, forse, è la migliore vendemmia che abbiamo mai fatto, sia sui vitigni a bacca bianca che su quelli a bacca rossa. Bene anche in Puglia - continua Giacosa - specialmente per i vitigni precoci, come il Merlot e il Fiano. Siamo fiduciosi per la raccolta del Negroamaro e dell’Aglianico, ancora leggermente in ritardo, mentre un po’ meno bene è andata per il Primitivo, dal grado zuccherino un po’ al di sotto dei suoi soliti standard. Molto bene nell’Oltrepo pavese, dove dobbiamo raccogliere Barbera e Bonarda, bene anche in Piemonte dove stiamo raccogliendo un bel prodotto. Siamo stati fortunati in Friuli - prosegue l’enologo e direttore della produzione della casa vinicola Zonin - dove stiamo facendo una buona vendemmia, perché siamo stati risparmiati dai violenti e recenti acquazzoni. Così e così, invece, a Gambellara, dove i vigneti di pianura sono stati colpiti dalla grandine e il risultato qualitativo è mediamente buono, mentre quelli di collina hanno prodotto uve interessanti. Ma la situazione un po’ più problematica ce l’abbiamo in Toscana. A Castello d’Albola, c’è stata molta pioggia e una grandinata. Non abbiamo cominciato a vendemmiare per dare tempo al Sangiovese di completare la maturazione. Se il tempo non ci tradisce - conclude Giacosa - dovremmo comunque ottenere un discreto prodotto. Sono fiducioso. Bene, invece, in Maremma, dove il vermentino è davvero molto valido”.
Ezio Rivella, enologo-manager fra i più esperti d’Italia e protagonista del successo della Castello Banfi ed oggi imprenditore in tre regioni (Toscana, Piemonte e Umbria) in joint-venture con Giuseppe Meregalli, è moderatamente soddisfatto della vendemmia 2005 che “è contraddistinta da una produzione scarsa rispetto al 2004, e da uve dalle gradazioni non eccessive, ma che produrranno vini con buoni colori e dagli aromi finemente fruttati. Meglio le uve prodotte in Maremma - continua Rivella - di quelle prodotte nel Chianti Classico, che mi sembra sia la zona che ha qualche problema in più. A Montalcino, ci sono buoni prodotti, ma poteva essere una vendemmia molto migliore, almeno guardando alle premesse. Purtroppo, la troppa pioggia ha inciso non poco sull’evoluzione qualitativa e le recenti giornate di sole sono state provvidenziali per le uve, che cominciavano ad essere attaccate dal marciume. Globalmente sarà una vendemmia non eccezionale, ma buona, leggermente inferiore qualitativamente a quella del 2004”.
Secondo Carlo Ferrini, uno degli enologi più premiati d’Italia, “il 2005 sarà un’annata che premierà soprattutto le aziende dove si è lavorato bene nel vigneto e che possono contare su terreni profondi e ben drenanti. Dove invece ci sono terreni pesanti e il lavoro in vigna non è stato fatto con l’adeguata accuratezza, non solo è apparsa la prima muffa sulle uve, ma l’uva che arriverà in cantina, sarà mediocre. Dovremo fare i conti con una vendemmia a doppia faccia: da una parte uve bellissime e prodotti conseguenti, dall’altra materie prime scadenti e vini appena corretti”.

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