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VINO E TERRITORIO

Vino a denominazione, la via italiana alla certificazione è una case history di eccellenza

A “Vinitaly” il focus dell’Associazione degli Organismi di Certificazione del Vino, che certificano il 95% della produzione italiana Dop e Igp
ASSO ODC, CERTIFICAZIONE, DENOMINAZIONI, DOP, IGP, VALORITALIA, VINITALY, Italia
Vino a denominazione, la via italiana alla certificazione è una case history di eccellenza

I vini a denominazione di origine italiani vantano una completa tracciabilità che assicura il rispetto dei disciplinari di produzione, caratteristiche organolettiche e la salubrità dei prodotti commercializzati. A garantirla un processo articolato di controlli ad opera degli enti di certificazione italiani riuniti sotto il cappello di Asso Odc, l’Associazione degli Organismi di Certificazione del Vino, che garantisce i consumatori sull’autenticità dei vini Doc e al tempo stesso i produttori da pratiche di concorrenza sleale. Nel loro complesso gli enti aderenti ad Asso Odc (Agroqualità, Ceviq, Parco3A - PTA, Siquria, Tca, Triveneta Certificazioni e, soprattutto, Valoritalia) certificano il 95% della produzione italiana Dop e Igp secondo protocolli che ne fanno il sistema più avanzato al mondo. Sistema, tuttavia, poco conosciuto dai consumatori, anche perché molto articolato, e che ha necessità di essere comunicato con le modalità adeguate alla platea degli appassionati di vino. E di questo Asso Odc è consapevole.
Intanto a “Vinitaly 2023”, a beneficio di operatori e stampa, l’Associazione ha organizzato il convegno “Certificare il vino: Italia ed Europa a confronto” in cui, oltre a raccontare le diverse fasi del processo di certificazione - dalla verifica documentale alle verifiche ispettive in campo e in cantina - con gli interventi di Giuseppina Amodio, direttore tecnico Valoritalia, Enrico De Micheli, Ad Agroqualità, e Fabio Modi, direttore Toscana Certificazione Agroalimentare, ha chiamato Monica Minelli, avvocato esperta di diritto vitivinicolo, a illustrare i sistemi dei due Paesi europei che condividono con noi il primato della produzione vinicola mondiale: Francia e Spagna.
“La registrazione dei singoli pezzi di questo complicato puzzle - ha affermato Luca Sartori, presidente di Asso Odc in apertura lavori - genera la completa tracciabilità di ogni singolo lotto, assicurando le caratteristiche chimiche e organolettiche e il rispetto di stringenti regole dettate dai disciplinari che fanno ogni singola bottiglia portavoce dell’eccellenza italiana, vendemmia dopo vendemmia”. E lo fa con numeri da capogiro. Nel 2022, Asso Odc ha certificato nel complesso 211 Doc, 159 Docg e 104 Igt, per un totale di 15.000 verifiche, di cui 7.450 in campo e 7.620 in cantina. L’insieme degli organismi di certificazione ha certificato 2,5 miliardi di bottiglie, gestendo 1,8 miliardi di contrassegni. I campioni sottoposti a verifica chimica e organolettica sono stati 77.700 nel corso di 4.700 commissioni di degustazione. Un lavoro che ha, inoltre, il merito di fornire una grande mole di dati ai Consorzi di tutela per il governo delle denominazioni.
L’intervento di Monica Minelli ha avuto l’obiettivo, come lei stessa ha precisato, di mettere a fuoco le disomogeneità nelle le fasi dei controlli tra Italia, Francia e Spagna. Per inciso in Italia ogni lotto di vino a denominazione viene certificato, mentre per i vini a indicazione geografica i controlli sono a campione. Tutti i dati relativi ai controlli sono pubblici, pubblicati sul sito del Ministero dell’Agricoltura e su quelli degli enti di certificazione in completa trasparenza. “Nella fase documentale - ha spiegato Monica Minelli - i controlli nei tre Paesi sono pressoché uguali, quello che cambia è la maggior discrezionalità nel trovare le criticità più presenti in certe fasi in ogni singola denominazione. Questo significa che le percentuali minime di controllo richieste sono differenziate tra una denominazione e un’altra e possono essere distribuite in percentuali diverse lungo la filiera di produzione. Alcune sottopongono a controllo maggiormente il vigneto, altre la cantina. In Spagna i controlli sono inseriti e normati dai disciplinari di produzione e, quindi, è difficile modificarli. Circa la trasparenza degli esiti dei controlli, diversamente che in Italia e in Francia, in Spagna non sussiste l’obbligo di rendere pubblico il piano dei controlli e quindi dei risultati sono a conoscenza gli stessi organismi di controllo, il Ministero dell’Agricoltura e le comunità autonome competenti per le singole denominazioni, corrispondenti ai nostri consorzi, regionali o interregionali che siano. Ritengo - ha concluso Minelli - che sarebbe auspicabile un tavolo di confronto europeo dedicato ai controlli perché dalla comparazione di sistemi nascono sempre idee nuove e scaturisce un accrescimento di conoscenze”.

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