Oltre 3 miliardi di euro di fatturato generato nella sola gdo, pari a 748 milioni di litri venduti nell’ultimo anno. Il vino è una voce importante nella grande distribuzione in Italia, ma, come già analizzato da WineNews, cresce progressivamente in valore evidenziando contemporaneamente un calo nei volumi. L’ulteriore conferma arriva da NielsenIQ, in un’indagine commissionata da Carrefour Italia sulle tendenze del mondo del vino e presentata in occasione della “Milano Wine Week” (fino al 13 ottobre) di cui la catena di supermercati francese è main sponsor. Il report si articola in quattro sezioni, che analizzano l’acquisto delle bottiglie dagli scaffali della gdo a seconda degli utilizzi e consumi di vino: “in casa”, “fuori casa”, come “base per i cocktail” e, infine, quello “NoLo”, no o low alcol (analcolico o a bassa gradazione).
Per quanto riguarda l’acquisto di vino in prospettiva “home”, il trend è sostenuto in particolare da un incremento dei consumi delle bollicine. Dei 3,1 miliardi di euro di fatturato generato, la percentuale in valore del vino spumante a settembre 2024 è del 25,2% (+0,4% sullo stesso periodo 2023 e +0,7% in confronto al 2022): in generale, rispetto a settembre 2023, la tipologia registra in valore una crescita del 2,9%. Mentre dei 748 milioni di litri in volume la percentuale relativa al consumo di bollicine è del 14,5% (+0,5 sullo stesso periodo 2023 e +0,9% rispetto a settembre 2022): in generale, rispetto a settembre 2023 il settore registra in volume un calo del -1,4%, comunque in aumento rispetto a un anno fa quando la flessione fu del -3,6%.
Guardando, invece, ai consumi “fuori casa”, il 46% di chi beve vino lo fa in horeca, e quindi in hotel, ristoranti, trattorie, pizzerie, bar e simili. In termini generali, invece, il 32% dichiara di bere solo vino, il 34% preferisce le bollicine, mentre il 29% sostiene di apprezzarli entrambi con le donne che preferiscono lo spumante e gli uomini che prediligono il fermo. I consumatori di vino sono complessivamente clienti redditizi che visitano i locali con maggiore frequenza settimanale e spendono di più per mangiare e bere fuori. Dalle evidenze, risulta come il prezzo incide sulle scelte di vino (34%), ma anche le raccomandazioni del menù, origine e qualità hanno un impatto considerevole, offrendo varie opportunità per guidare le decisioni d’acquisto. Infatti, rispettivamente il 23% e il 22% degli intervistati, mette al primo posto, nella scelta, la qualità del prodotto e la provenienza della bottiglia. Il 58% degli intervistati, comunque, dichiara di essere propenso a pagare di più per una bottiglia di qualità superiore.
Per quanto concerne invece il “vino nei cocktail”, l’indagine studia i 10 cocktail più consumati nell’horeca e osserva che 4 di questi contengono vino spumante, di cui 3 sono spritz. L’Hugo in particolare, essendo molto popolare nella fascia 18-24 anni, offre l’opportunità di coinvolgere un segmento d’età che registra bassa affinità con la categoria vino.
Infine, quella che il report definisce “nuova frontiera” ovvero il vino analcolico o comunque a gradazione ridotta: 1 consumatore su 6 dichiara di scegliere opzioni a bassa gradazione o zero alcol, con il segmento “NoLo” che è composto principalmente da consumatori tra i 25 e i 44 anni, spesso genitori, prevalentemente donne, che visitano più frequentemente locali horeca e tendono a spendere di più. Vien da sé che, rispetto al consumatore medio, quelli “NoLo” pongono maggiore enfasi su uno stile di vita sano e sulla voglia di provare cose nuove.
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