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YELLOW TAIL, IL “CANGURO” AUSTRALIANO, SBANCA IN USA E PUNTA ALL’ITALIA: 90 MILIONI DI BOTTIGLIE VENDUTE NEL 2004

La coda gialla del canguro raffigurato nelle etichette dei vini Yellow Tail, prodotti dall'italo-australiano John Casella e famiglia, ha sfondato negli Usa, con 80 milioni di bottiglie vendute nel 2004 e 90 milioni nel mondo, a quattro anni dalla presentazione del marchio, e si prepara a fare altrettanto sul mercato italiano. Lo ha spiegato lo stesso Casella nel corso di un incontro a cui hanno partecipato i partner Valeriano Pozzi, titolare dell'omonima azienda attiva nell'esportazioni di vini italiani nel mondo, e Claudio Cavicchioli, direttore commerciale del marchio italiano che distribuisce nel nostro paese i vini Yellow Tail. "In Italia - ha spiegato Cavicchioli - abbiamo venduto tra il settembre del 2003 e il settembre del 2004 ben 800mila bottiglie, e nei primi tre mesi dell'anno le vendite sono cresciute del 40%". Un risultato che "non ci consente di fare previsioni, ma che ci fa essere ottimisti sul successo di questo prodotto anche nel nostro paese, sulla scia di quanto già avvenuto negli Stati Uniti".
Proprio gli States sono stati il trampolino di lancio per i vini prodotti dalla famiglia Casella, che può contare su vasti appezzamenti di terreno e sulla massima elasticità delle autorità locali in tema di produzione di vino. "Possiamo acquistare uve da qualsiasi regione del paese senza vincoli di Dop - ha riferito Casella - e siamo riusciti a tradurre in chiave moderna una antica tradizione di famiglia: già mio nonno, in Sicilia, produceva vino". Casella ha spiegato che "fin da bambino nel vino trovavo qualcosa nel suo sapore che non andava, così ho voluto fare un vino che mi desse piena soddisfazione". Con le nuove tecnologie, continua Casella, "abbiamo affinato un prodotto che piace, dal gusto diverso rispetto ai prodotti tradizionali, che però va incontro alle esigenze del bere moderno". Un vino che, per ammissione dello stesso Casella "fa più concorrenza ai vini californiani che a quelli italiani", ma che, soprattutto "é in grado di avvicinare nuovi consumatori al vino". L'azienda, interamente nelle mani della famiglia Casella, non intende quotarsi in Borsa perché preferisce puntare sul prodotto che preoccuparsi degli azionisti e, vendendo negli Usa le proprie bottiglie a 6,50 dollari l'una, ha fatturato nel 2004 ben 220 milioni di euro reinvestendo tutti i profitti sul prodotto. Secondo il noto “astronauta” Davide Paolini, presente all'incontro, i vini del canguro avranno un successo commerciale anche da noi, facendo concorrenza soprattutto ai vini cileni e americani. In particolare lo Shiraz e il Chardonnay prodotto dai Casella piacerà alle donne e sarà consumato nelle pizzerie e nei wine-bar, conquistando nuovi adepti al consumo del vino e strappando anche qualche bevitore alla birra.

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