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RE DEL WEB

“Wine Searcher”: le etichette italiane tra le più cercate online, ma i retailer non lo sanno

Il 16,44% delle ricerche riguarda vini italiani, ma le offerte online sono appena il 12,75% del totale. Ad Hong Kong, è “ossessione” enoica
RICERCA, WEB, WINE SEARCHER, Mondo
I vini italiani re delle ricerche online

Il vino italiano è il grande vincitore, in termini di popolarità, tra i wine lovers del web: non che sia uno sorpresa, ma anche le ricerche registrate dal portale “Wine-Searcher”, tra i più visitati da chi compra vino online, confermano il buon momento delle produzioni enoiche tricolori. Se si prende in considerazione la globalità delle ricerche, la share è del 16,44% (se si restringe l’analisi ai soli appassionati Usa scende al 15,63%). Ma c’è un però: i retailers non sembrano proprio rendersene conto, visto lo squilibrio tra ricerche e offerte, pari solo al 12,75% delle bottiglie vendute online sul mercato Usa, mentre la quota dei vini americani, a livello globale, è addirittura del 22,4%, a fronte però del 14,9% delle ricerche totali. Ancora lontana, e anche questo aspetto non sorprende troppo, la Francia: finora, nel l 2019, le ricerche relative a etichette d’Oltralpe sono state pari al 47,16% del totale (48,1 milioni su 102 milioni di ricerche totali), mentre le offerte rappresentano una quota di appena il 30%. Dietro a Francia, Italia e Stati Uniti, ci sono Spagna, Australia, Portogallo, Cile, Argentina, Germania e Nuova Zelanda. Tuttavia, sembra che l’Australia supererà presto la Spagna, mentre la Germania ha superato l’Argentina. Gli Stati Uniti sono ovviamente la principale fonte di ricerche (quasi un terzo del totale), seguiti da Regno Unito, Cina, Hong Kong e Francia. Ad offrire un affascinante spaccato di quanto siano ossessionati dal vino i diversi Paesi, le ricerche pro capite su “Wine Searcher”, che in Usa coinvolgono il 10,3% dell’intera popolazione del Paese, una cifra particolarmente alta se si considera che il 30% degli americani non beve; quindi la Gran Bretagna (12,75%), mentre la Cina ha un’incidenza decisamente marginale (0,45%), la Francia non supera il 6,42% ed Hong Kong, con appena 7,5 milioni di abitanti, arriva addirittura all’80%.

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