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2008 ALL’INSEGNA DEGLI SPUMANTI “MADE IN ITALY”. BOOM DI BOLLICINE ALL’ESTERO: EXPORT IN 70 PAESI, + 22% IN VALORE, + 16% IN VOLUME. VOLANO ASTI E PROSECCO E LO CHAMPAGNE NON SEMBRA “TIRARE” COME NEL PASSATO

Italia
Euforia per le “bollicine” made in Italy

70 i paesi importatori di spumante made in Italy e l’Italia conquista il secondo posto fra i Paesi che esportano questa particolare tipologia. Incremento del 22% in valore e del 16% in volume. Volano Asti e Prosecco, si confermano i livelli di consumo del 2007. E’ questo il bilancio del 2008 un anno decisamente all’insegna delle bollicine del Bel Paese. E’ il quadro che emerge dall’analisi del Forum degli Spumanti, condotto da Giampietro Comolli.

Vediamolo in dettaglio …

L’export 2008 delle bollicine made in Italy sul 2007 (fonte: uffici doganali, importatori, esportatori, imprese, Ice, Istat, Ufficio Imposte) cresce in valore (+22%) e quantità (+16%), a 1,510 miliardi di euro il fatturato e a 170,5 milioni le bottiglie spedite nell’anno. Fra le migliori performance, in termini di valore e consumi, si confermano la Gran Bretagna con un +14%, gli Usa con un +12% e la Germania con un +1%, bene Giappone, Canada, Svizzera, Austria e Svezia, tutti compresi fra +5% e +3%; eccezionali i dati provenienti dai paesi emergenti come Russia, India, Brasile, Uruguay. Sono 68 i paesi che importano spumanti italiani. Sul mercato interno europeo, la Germania conferma la leadership e il Regno Unito conferma il trend positivo a due cifre degli ultimi anni. “Segno - dice Giampietro Comolli, patron del Forum degli Spumanti - che il mercato mondiale riconosce agli spumanti italiani un valore più alto del passato, si acquisiscono nuovi mercati per innamoramento dei consumatori, si diventa competitor di prodotti anche più blasonati perché oggi il mercato mondiale sta ricercando un nuovo rapporto al consumo fra valore/identità e il marchio “Italia”, lo identifica”.

Asti e Prosecco leader. Il mercato italiano si differenzia da tutti gli altri per la grande ricchezza tipologica e per la enorme differenzazione di prodotti di nicchia. Sono 18 le regioni italiane che producono almeno uno spumante , 268 le Docg-Doc che possono produrre almeno una etichetta. L’Asti docg è in testa con poco più di 80 milioni di bottiglie prodotte, seguito dal Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene con 50 milioni. Per il metodo classico, leadership quasi condivisa fra Franciacorta e Trento Doc, su 9,7 milioni e 8 milioni. In assoluto al vertice lo Spumante Prosecco Doc e nonDoc con 160 milioni di bottiglie (il 45% del totale), commercializzato da 450 aziende. La Lombardia da sola sfiora i 15 milioni di bottiglie metodo classico (60%) su un totale di circa 24 milioni. Il Veneto è la prima regione italiana per produzione e per consumi. In totale spedite nel 2008 oltre 325 milioni di bottiglie (Italia è il terzo paese produttore al mondo), di cui 301 milioni di metodo italiano (o Charmat).

I consumi del 2007 sono confermati. 155 milioni di bottiglie consumate nel 2008 (+1,5% sul 2007). Nella regalistica Spumanti in crescita (+7%) e Champagne costante. Il Franciacorta e il Trento sono i leaders nei ristoranti, in enoteca e nei regali. L’Asti si conferma il re incontrastato con i dolci della tradizione con una concentrazione dell’88% del consumo a fine anno. La mescita a calici si è incrementata di un importante 25% in horeca. Il 72% del consumo nazionale è, però, ancora concentrato nel fine anno (era l’84% nel 1980). Il prezzo risulta essere al primo posto nelle scelte al ristorante, sia per bollicine che per vini fermi; cala al secondo posto negli acquisti per i regali in enoteca e in gastronomie, dove la confezione e la marca risultano al vertice della scelta; mentre il prezzo è all’ultimo posto nelle motivazioni di scelta della mescita al calice che risulta essere in forte crescita (+15%) soprattutto con l’incremento dello spumante rosè e con l’abitudine dell’ “aperitivo italiano”.

Export batte consumo nazionale. Italia secondo paese al mondo per export. Il mercato interno europeo a 27 paesi assorbe il 70% del totale esportato. La Denominazione Asti ha il primato con 63 milioni di bottiglie in 60 paesi. Crescono le vendite all’estero perché “i vini spumanti italiani rappresentano il bere moderno e del futuro, misurato, meno alcolico. Le etichette “parlanti” favoriscono i consumi, servono per spiegare e stimolare un consumo consapevole, per destagionalizzare e creare una cultura delle bollicine a tavola. Ci sono margini di crescita significativa in volumi e in valori”. E’ necessario fare cultura al consumo e quindi trasmettere il messaggio che le bollicine sono vini da tutti i giorni, con ogni piatto, in qualunque momento, a merenda come per festeggiare un anniversario.

Germania: solo un mercato come esempio. Importa 120 milioni bottiglie di cui 41 milioni dall’Italia (secondo fornitore), 25 milioni di Prosecco Spumante e 16 milioni di Asti docg per un fatturato all’origine di oltre 210 milioni di euro.

Champagne: la crisi e il mito. Dopo 16 anni di sviluppo affronta una riduzione di 16,5 milioni di bottiglie, pari al 4,8 %. In Europa il calo raggiunge il 7,3% fra la Maison blasonate. In Francia i consumi si sono ridotti del 4%. In Italia si sono perse oltre 1,1 milioni di bottiglie (pari all’11%). Eppure un chilo di uva vale 6 Euro. Costi di produzione e prezzi al consumo non più in linea con le disponibilità di spesa. Si parla di 2 miliardi di bottiglie ferme nelle Maison in Champagne valutate a prezzi non realizzabili oggi sul mercato. “Credo - conclude Comolli - sia molto utile riflettere sullo status del mercato mondiale prima di prendere decisioni nazionali, bisogna ragionare sulle scelte e i segnali che provengono da chi è più esperto di noi, almeno per il nostro eterogeneo metodo classico che ha una vita separata dal metodo italiano charmat”.

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