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48 milioni di euro investiti in pochi anni per far crescere le strutture, di cui 14 nell’ultimo esercizio, a 118 milioni di euro, e 12.000 euro ad ettaro, per 6.000 totali, gestiti da 2.200 soci: tutti i record di Cantina di Soave, vicina a 120 anni

Italia
il Direttore Generale Trentini ed il Presidente Carlesso di Cantine di Soave

48 milioni di euro investiti negli ultimi 10 anni per far crescere le strutture dell’azienda, di cui 14 solo nell’ultimo esercizio, chiuso con un fatturato di 118 milioni di euro, di cui 63,5 per la liquidazione delle uve, 12.000 euro per ettaro di redditività media per i 2.220 soci su 6.000 ettari, e una liquidità che, nonostante questo, ha subito una flessione minima, passando da 39 a 38 milioni di euro: sono i numeri del bilancio di esercizio 2016/2017, che anticipano le celebrazione dei 120 anni di vita (nel 2018) della Cantina di Soave, la più grande cooperativa di primo grado in Italia, ormai capace di superare ogni anno un nuovo record. Una sorta di miracolo ascrivibile a una gestione aziendale ponderata e lungimirante e alle dimensioni ragguardevoli. Per capire la capacità produttiva della Cantina di Soave, oltre 1 milione di quintali di uva conferita, bisogna fare dei paragoni: si tratta di un quantitativo di uve pari a quelle che produce il Trentino; il Friuli ne produce meno e la Lombardia poco di più.
“In economia, però, non bisogna dare nulla per scontato - avverte il presidente Attilio Carlesso - perché avere risultati migliori è una sfida sempre più difficile ogni anno. All’attenta gestione aziendale si è sommata un’annata, la 2016, molto positiva, ma non altrettanto si può dire della 2017, forse la peggiore del Dopoguerra in termini di quantità, ma almeno non di qualità. Il bilancio è stato approvato ancora una volta all’unanimità dall’assemblea dei 2.200 soci conferitori soddisfatti della liquidazione delle uve in continua e costante crescita che quest’anno ha raggiunto i 63,5 milioni di euro (ndr: nello scorso esercizio i milioni erano 55) per una redditività media per ettaro che ha sfiorato i 12.000 euro, molto elevata considerando anche che in alcuni vigneti le rese sono davvero basse. Se aver raggiunto un fatturato consolidato di 118 milioni di euro è importante, ciò che ci rende più orgogliosi, ed è l’obiettivo principe di una cooperativa che rappresenta la testa di 2.200 viticoltori, è la capacità di remunerare le uve. Anche tutte le altre voci del bilancio sono ragguardevoli e fanno di noi la prima cooperativa di primo grado in Italia”.
Il patrimonio netto raggiunge quest’anno i 57 milioni di euro, a fronte di un cash flow operativo di oltre 6 milioni di euro e un utile di esercizio di 1.804.000 euro. Ottima la disponibilità liquida che, come detto, pur in presenza di investimenti nel corso dell’esercizio per 14 milioni di euro, passa da 39.025.000 euro a 38.023.000 euro.
“I numeri danno ragione alla politica aziendale - sottolinea il direttore generale Bruno Trentini - che mira a rafforzare i marchi aziendali in un’ottica di valorizzazione delle denominazioni per garantire il massimo reddito alla base sociale: l’80% della nostra produzione, deriva da vitigni autoctoni. Sulle vendite complessive registriamo rispetto allo scorso esercizio una crescita sia in volume sia in valore del prodotto sfuso entrambe del 6%, soprattutto grazie alle vendite di vini Dop e Igp che hanno mantenuto buone performance, nonostante il mercato evidenziasse qualche calo relativamente ad alcune tipologie. In crescita anche il valore dell’imbottigliato (+2%). In linea con le strategie aziendali portate avanti negli ultimi anni, le vendite di prodotto imbottigliato rappresentano il 50% dell’intero fatturato e ben il 53% deriva da prodotto a marchio, vero core business dell’azienda, contro il 47% determinato dalla vendita di prodotti a private label”. La ripartizione tra le vendite Italia ed estero, in 60 Paesi, è rispettivamente del 58% e 42%.
Tra i mercati di riferimento per i vini bianchi, prevalentemente Soave e Pinot Grigio, buona la crescita in Germania (+20%) e Austria (+16%) e altrettanto positiva la tenuta in Gran Bretagna, nonostante i temuti effetti della Brexit, votata alla vigilia dell’apertura dell’anno di bilancio. Tra i mercati di riferimento per i vini rossi a più alto valore aggiunto, da segnalare una sostanziale tenuta di Scandinavia e Svizzera.

“Siamo consapevoli - spiega Trentini - che nei prossimi anni dovremo guadagnare spazi sui mercati esteri implementando strutture commerciali. Come pure sul mercato domestico dovremo ripensare al posizionamento visto che la distribuzione si sta orientando diversamente dal passato. La produzione elevata ci impone di essere attenti a tutti i canali distributivi nel modo più specializzato possibile. Abbiamo marchi aziendali praticamente sovrapponibili ai diversi canali, con Cadis e Maximilian per la gdo, Rocca Sveva, le Poesie, Equipe e Settecento33 per il canale tradizionale. Quindici anni fa facemmo una scelta coraggiosa uscendo dai discount tedeschi e creando la linea top Rocca Sveva. Non vogliamo diventare un’azienda di servizio per la gdo, ma lavorare insieme per valorizzare al meglio le denominazioni”.
Nel 2018 saranno ultimati i lavori di ampliamento e ristrutturazione dello stabilimento principale di Viale della Vittoria a Soave e di quello di Cazzano di Valtramigna, le ultime due strutture aziendali da ammodernare sulle sei su cui conta la Cantina di Soave. Lavori impegnativi sotto il profilo della gestione, ma anche dal punto di vista economico, con 14 milioni di euro di investimenti nell’ultimo esercizio completamente autofinanziati.
“Dalla prossima vendemmia - spiega Trentini - ritroveremo il nostro equilibrio tra uve conferite e vino imbottigliato tra il 50 e il 60% di quello prodotto. Un equilibrio che si era “sbilanciato” con l’accorpamento delle cantine cooperative di Cazzano, Illasi e Montecchia. Nel 1994 mettevamo in cantina 400.000 quintali di uve per 30 milioni di bottiglie, oggi superando il milione di quintali produrremo circa 80 milioni di bottiglie, quasi tre volte l’imbottigliato attuale. Quello di Viale della Vittoria sarà uno stabilimento all’avanguardia nella tecnologia, unico nel panorama nazionale, ispirato ai concetti di sostenibilità ambientale. Non poteva essere così perché siamo attenti al nostro territorio e alla comunità che ci vive”.
Clementina Palese

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