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“BISOGNA PUNTARE A VENDERE IL VINO DIRETTAMENTE IN CANTINA”: ANGELO GAJA DÀ LEZIONE DI MARKETING E DI ENOLOGIA IN CONFAGRICOLTURA

Italia
Angelo Gaja

“Passano almeno cinque anni da quando si pianta una vigna a quando si vende il primo vino. Vignaioli non ci si inventa anche se è un titolo che ormai si contendono tutti”. Ospite di Confagricoltura, ad Asti, protagonista di una lezione ad un seminario di formazione, Angelo Gaja è stato chiaro: la prima regola è non avere fretta.

Gaja è partito dal racconto della storia familiare che lo ha portato ad essere uno dei maggiori rappresentanti del vino italiano nel mondo. Ha ripercorso le tappe della nascita di Gaja, dal bisnonno al padre fino al suo ingresso in azienda nel 1961. Da lì un percorso lungo che ha portato Angelo Gaja ad aggiungere ai vigneti piemontesi, dove vengono prodotti grandi rossi, i vigneti di Bolgheri (100 ettari, con una produzione di 150/200.000 bottiglie l’anno) e quelli di Montalcino (16 ettari, con una produzione di 35/40.000 bottiglie l’anno), con una produzione per l’80% destinata al mercato estero ed il 20% a quello italiano (“un mercato più delicato - ha sottolineato - dove c’è maggiore competizione”). Due “operazioni”, quella di Bolgheri e di Montalcino, in cui sono stati molti gli astigiani coinvolti, a cominciare dall’architetto Giovanni Bo, che ha progettato una straordinaria cantina “invisibile” per la tenuta di Castagneto Carducci.

Una storia lunga e importante quella di Angelo Gaja, un produttore che ha saputo introdurre importanti innovazioni sia nella fase produttiva che nel marketing: esperienze che fanno di lui un valido insegnante per chi si avvicina al mondo del vino e per chi già ne fa parte. I consigli non sono mancati: a giovani e meno giovani l’invito ad aggiornarsi, a rendersi conto di ciò che succede sul mercato, ad imparare a confrontarsi con gli altri produttori e con i politici, a creare sinergie e iniziative comuni per una crescita che non sia solo individuale ma collettiva (“bisogna capire che si fa parte di un mondo comune, per avvantaggiarsi delle esperienze degli altri. Basta con la maldicenza e l’invidia, non parlate male degli altri produttori e assaggiate le bottiglie degli altri”).

Incalzato dalle domande, Angelo Gaja ha continuato a raccontare il mondo del vino, passando dalle guide ai contatti con il mondo del giornalismo. Categorico per quanto riguarda lettura e televisione: “Spegnete la tv. Io leggo cinque quotidiani e numerose riviste. Bisogna informarsi sul mondo cui appartenete: la vita non finisce al fondo dei vostri filari”.

Non sono mancate considerazioni sugli aspetti negativi e positivi del mercato odierno: se da un lato si registra un calo dei consumi (“è diminuito soprattutto il consumo in casa, ma in generale la situazione non è affatto catastrofica”), dall’altro si è avuto l’ingresso delle donne nel mondo del vino (“un ingresso importante e positivo”) e la crescita della curiosità da parte dei giovani.

Una carta vincente, secondo Angelo Gaja, è quella dell’ospitalità: “bisogna puntare a vendere il vino direttamente in cantina”. Forte di una lunga esperienza, Angelo Gaja ha rassicurato a guardare avanti con ottimismo: “non sono affatto pessimista sul futuro del mondo del vino - ha sottolineato il re del Barbaresco - è vero che il consumo scende e che ci vogliono grandi capacità, ma c’è la possibilità di stare sul mercato e di starci bene”.

Fonte: Confagricoltura

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