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“NON CONFONDIAMO L’ABUSO DI ALCOOL CON UN MODERATO E SALUTARE CONSUMO DI VINO”: EZIO RIVELLA, PRESIDENTE DELL’UNIONE ITALIANA VINI, SOTTOLINEA IL RUOLO DELLA TRADIZIONALE BEVANDA NAZIONALE

Italia
Ezio Rivella

Occorre ribadire con forza la distinzione tra uso ed abuso di alcool. Ezio Rivella, presidente dell’Unione Italiana Vini, l'organizzazione più importante degli imprenditori del vino d'Italia, è categorico: “a fronte dei recenti allarmi sull’aumento di abusi di sostanze alcoliche, soprattutto tra i giovani, è importante non confondere l’eccesso nel consumo con una moderata assunzione di vino, che invece fa parte della nostra tradizione alimentare. Alla base di questa distinzione c’è un modello culturale: guarda caso le maggiori percentuali di alcolisti si trovano nei Paesi nordici e in quelli anglosassoni, che non sono produttori e non hanno la cultura della vite e del vino. Da noi la questione è molto diversa: nella nostra società contadina il consumo del vino era abituale e confinato entro determinati schemi. Il vino era integrativo della dieta alimentare e si consumava soprattutto durante i pasti. Molte cose sono cambiate nella nostra società, ma il modello culturale italiano è rimasto: il vino si consuma prevalentemente durante i pasti e in dosi moderate. Vaste ricerche epidemiologiche condotte in quest’ultimo decennio hanno poi ampiamente dimostrato che il consumo moderato del vino, soprattutto di quello rosso, porta a vivere meglio e più a lungo, grazie ad un’infinità di benefici che i costituenti della bevanda hanno sulla fisiologia umana. Il vino (e anche l’alcool), assunto nelle giuste dosi, è efficace nel contrastare le malattie cardiovascolari, l’Alzheimer, i tumori e diverse altre patologie”.
La questione di fondo allora riguarda il modo in cui si interpreta la bevanda: il ricercare a tutti i costi lo stordimento, cioè andare ogni settimana ad ubriacarsi, come fosse un rito, non appartiene alla nostra cultura, ed è proprio questo il modello deteriore. Purtroppo i nostri giovani - e il problema è stato evidenziato dalla recente indagine Eurispes sugli adolescenti italiani e affrontato anche dal Ministro della Sanità, onorevole Sirchia - vogliono talvolta imitare dei modelli che vengono da altre culture, in particolare da quella americana, e pensano che il prodotto alcolico serva soprattutto alla ricerca dello stordimento. Nessuno può mettere in dubbio che l’alcolismo rappresenti un grosso problema, e anche i produttori di bevande alcoliche si devono far carico della tematica. “Fortunatamente - continua Ezio Rivella - ci sono anche giovani che perseguono un’educazione vinicola volta alla ricerca della qualità, delle notizie sui produttori, sulle annate e tutto quanto costituisce il bagaglio della cultura del vino. Ed è proprio a questi che bisogna fare riferimento. Ciò che invece va evitato sono gli atteggiamenti proibizionisti: il proibizionismo non ha mai funzionato, se non proprio nell’effetto contrario. Nessuna delle leggi coercitive poste in essere in numerosi Stati ha mai portato risultati nella lotta contro l’alcolismo, proprio perché determina comportamenti reattivi del tipo: “è proibito e quindi lo faccio”, o “lo faccio per far dispiacere a qualcuno”, o peggio ancora il pensare che la bevanda serva esclusivamente ad ubriacarsi e quello sia il fine ultimo”.
La soluzione potrebbe essere allora quella di varare appropriati programmi per l’educazione nelle scuole: educazione al gusto ed alla cultura del vino, ma soprattutto lotta contro l’alcolismo. “Non è mai troppo presto - sottolinea Ezio Rivella - per educare i ragazzi, mettendoli in guardia contro i pericoli del consumo esagerato di alcool, e istruendoli invece all’educazione alimentare, al senso del gusto, e soprattutto alla cultura del vino, alla storia, alla conoscenza dei luoghi e alla gastronomia, a tutto quello che il vino, come espressione culturale del territorio, può rappresentare per interessare il consumatore futuro. Dobbiamo creare dei futuri cittadini responsabili, abituati all’uso moderato e sufficientemente istruiti contro i danni di ogni comportamento di abuso. Questo programma parte necessariamente dall’educazione nelle scuole. Perché proprio la cultura del vino, attraverso tutte le sue sfumature, i suoi riferimenti storici, gastronomici, folkloristici, la conoscenza dei luoghi di produzione, dei produttori e delle caratteristiche del vino nei suoi infiniti dettagli rappresenta un via per combattere ogni eccesso, e per costruire una solida barriera contro l’alcolismo. Non è mai troppo tardi per cominciare, prima che si facciano strada altri modelli comportamentali che possono portare solamente ai risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti in determinati modelli di società”.
Simone Brogioni

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