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“WINE SPECTATOR” ASSEGNA LE PAGELLE AI MIGLIORI VINI ITALIANI, CHE NON SUPERANO I 12 DOLLARI A BOTTIGLIA

Italia
Bere bene senza spendere un capitale

E’ indispensabile per accompagnare una buona cena presentare un vino che è costato cifre astronomiche e passare la serata con gli amici che stillano le gocce di quella prelibata bottiglia con occhi sospettosi verso chi se ne serve un sorso di più? A voi, sicuramente, la scelta, ma James Suckling, l’autorevole e temuto corrispondente dall’Europa del “Wine Spectator”, una delle testate che fanno il mercato del vino nel mondo, che ha curato la classifica dei vini a buon mercato, risponde con un determinato no!

Non si tratta di rivedere o mettere in discussione l’eccezionalità dei supertuscans o degli altri famosi vini che l’Italia orgogliosamente esporta oltreoceano, la valutazione di “Wine Spectator” vuole evidenziare il compiacimento di pasteggiare e consumare vino con una certa frequenza che finora sembrava essere una prerogativa solo europea. E quando si vuole bere più spesso e indubbio dover fare i conti anche con la spesa che si deve sostenere per avere a tavola un buon vino. 12 dollari sono il tetto massimo che la prestigiosa rivista ha stabilito per l’acquisto di una bottiglia di vino italiano, rosso o bianco.

La selezione ha avuto lo scopo di indicare sicuramente il prodotto con il miglior rapporto tra qualità e prezzo ma anche, come specifica James Suckling, che: “tutti noi possiamo apprezzare il semplice piacere di un vino poco costoso ma ben fatto e con carattere”. Al primo posto della classifica, per i rossi, un ex-equo (89/100) per Terra degli Osci Ramitello 2000 del molisano Di Majo Norante e per il Montepulciano d’Abruzzo Tralcetto Riserva ’00 di Ciccio Zaccagnini; per i vini bianchi, la votazione massima (89/100) è andata alla veronese Tamellini con il suo Soave Superiore 2001. Fin qui, i “migliori della classe”, ma in questa pagella che ha valutato ben 10.000 vini di tutta Italia, in cui gli autoctoni sono stati meritatamente protagonisti e che è il più autorevole esame di fine anno, rietrare nei primi cento non è impresa di poco conto.

La presenza maggiore spetta alla Umani Ronchi che ha visto entrare nella lista dei preferiti cinque dei vini della sua produzione datata 2001 (Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Casal di Serra e Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Villa Bianchi, Sangiovese Marche Medoro, Rosso Conero Serrano, Montepulciano d’Abruzzo) e all’azienda Casa Girelli (Nero d’Avola-Merlot Sicilia Canaletto, Pinot Grigio delle Venezie Canaletto, Primitivo Puglia Canaletto e Pinot Grigio-Garganega Veneto Ti Amo, tutti vintage 2001). Quattro, invece, le “nomination” per i vini sardi di Argiolas (Cannonau di Sardegna Costera ’01, Monica di Sardegna Perdera ’01, Nuragus di Cagliari S’Elegas ’02, Vermentino di Sardegna Costamolino ’02) e della piemontese Stefano Farina (Barbera d’Alba ’01, Dolcetto d’Alba ’01, Dolcetto di Diano d’Alba ’01, Langhe Il Brumaio ’00). Tre le menzioni per la casa vinicola Masi (Masi delle Venezie Modello 2001, Garganega-Sauvignon Veneto Serègo Alighieri Bianco delle Possessioni ’01, Soave Classico Superiore ’01) e, quella dei fratelli Cotarella, Falesco (Est! Est! Est! di Montefiascone ’02, Est! Est! Est! di Montefiascone Poggio dei Gelsi ’02, Umbria Vitiano ’01) che, con il Vitiano, blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot, si guadagna anche la preferenza personale di James Suckling. Due, invece, i vini del “mondo” Zonin, di Antinori (Orvieto Classico Campogrande ’02 e Toscana Santa Cristina ’01) e di Castello Banfi (Chardonnay-Pinot Grigio Toscana Le Rime ’02 e Toscana Centine ’00), che “griffano” la presenza toscana nella classifica.

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