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83 milioni di euro: è il giro d’affari della contraffazione del vino in Italia. Una cifra che, a livello Ue, va oltre 500 milioni di euro. A dirlo uno studio Euipo analizzato da Glp, società specializzata nella tutela dei marchi, per Vinitaly 2018

83 milioni di euro, come il fatturato di una grande azienda del vino, ma è invece il giro d’affari legato alla contraffazione del nettare di Bacco solo in Italia. Una cifra che, a livello europeo, sale a oltre 500 milioni di euro, con più di 2.000 posti di lavori diretti persi. Sono i dati di uno studio dell’ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale Euipo, analizzati, in vista di Vinitaly 2018 (Verona, 15-18 aprile, www.vinitaly.com), dallo studio Glp, società specializzata nella tutela dei marchi e nella loro gestione che ha sedi a Udine, Milano, Bologna, Perugia, San Marino e Zurigo, più di 70 dipendenti, oltre 7.000 clienti e più di 100.000 casi trattati. “Valorizzare un’eccellenza e creare sviluppo sono due aspetti che vanno di pari passo”, spiega Daniele Petraz co-managing partner di Glp”, e “il vino è considerato tra i settori ad alta densità di diritti di proprietà intellettuale. E come tale deve essere trattato per evitare che importanti quote di mercato possano essere sottratte ai nostri produttori”.
E, davanti ad un mercato che non ha più confini (e dove il sistema delle Denominazioni vale tout court solo dentro i confini Ue, mentre fuori dall’Unione europea ha bisogno di ratifiche e riconoscimenti Stato per Stato, ndr), è, quindi, fondamentale difendere la propria unicità.
“La tutela del proprio marchio è una sensibilità sviluppata da chi ha già esperienze consolidate con l’export, ma viene del tutto ignorata da molti”, Petraz. Andando a vedere solamente Lombardia, Piemonte e Veneto, tra le regioni più attive - nel 2015 hanno raccolto il 40% dei marchi depositati in Italia - sono ben poche le aziende vitivinicole che hanno pensato di tutelare la loro etichetta.
“In Italia molto spesso c’è una mancanza di conoscenza in questo ambito: da un lato si ignorano o sottovalutano i rischi di una mancata tutela, dall’altro non vengono compresi i vantaggi diretti ed indiretti che una politica di tutela comporterebbe. Nel settore vitivinicolo sono molteplici le possibilità di proteggere e quindi valorizzare la propria identità: non solo il nome e il logo sia del produttore che del vino, ma anche l’etichetta della bottiglia nella sua totalità, nonché il design o modello, che permette la tutela di tutto ciò che definisce il prodotto dal punto di vista estetico come le linee, i contorni, la forma, i colori”.

I vantaggi sono chiari. L’Euipo ha stimato che il 39% dell’attività economica totale e il 26% di tutta l’occupazione nell’Ue sono direttamente generati da settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale.
Inoltre, un ulteriore 9% dei posti di lavoro deriva da acquisti di prodotti e servizi ad opera dei settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale. Le imprese europee che possiedono diritti di proprietà intellettuale hanno entrate per dipendente in media superiori del 28% rispetto a quelle che non ne possiedono. Inoltre, sebbene solo il 9% delle Pmi possieda diritti di proprietà intellettuale registrati, queste imprese ottengono quasi un 32% in più di entrate per dipendente rispetto alle altre.
“Approcciarsi alla tutela della proprietà intellettuale è un modo di gestire razionalmente la propria azienda – conclude Petraz - con una programmazione di medio lungo periodo. Serve quindi un cambio radicale di mentalità”.

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