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A WINENEWS MICHEL ROLLAND DETTA LE NUOVE TENDENZE DEL VINO: “ALTRO CHE ESTINZIONE … TRA UN SECOLO IL VINO SI FARA’ OVUNQUE, DALL’EMISFERO NORD A QUELLO SUD, NEL VECCHIO E NEL NUOVO MONDO…”. COSI’ IL PIU’ FAMOSO ENOLOGO “FA LE CARTE” AL MONDO DEL VINO

Italia
Michel Rolland

L’attesa per il suo arrivo a Vinitaly (Verona, 29 marzo/2 aprile) è simile a quella che monta per le grandi star del cinema. Del resto Michel Rolland, senza alcun dubbio l’enologo più famoso del mondo, in “pellicola” ci è finito davvero, risultando tra i protagonisti di Mondovino, il film - documentario di Jonathan Nossiter. La parte interpretata? Quella del cattivo, naturalmente, del malvagio che distrugge le diversità e l’identità dei vini, in grado di uniformare i prodotti di tutto il mondo.
Invitato dal marchese Lodovico Antinori, suo amico personale e proprietario dell’azienda bolgherese Tenuta di Biserno (di cui Rolland è consulente enologo), la “star” francese sarà presente, per la prima volta, al più importante appuntamento del vino italiano.
58 anni e 30 vendemmie alle spalle, Michel Rolland rappresenta il simbolo del flying-winemaker per eccellenza, seguendo un centinaio di grandi aziende vitivinicole sparse un po’ in tutto il mondo, dalla Francia all’Italia, dalla Spagna all’Ungheria, dall’Argentina al Cile, dal Sud Africa agli Stati Uniti.
Anticonformista e spiritoso, spiazzante, allegro e pungente anche davanti ai microfoni di www.winenews.tv, Rolland racconta e si racconta senza veli, proponendo un’idea di vino che fa certamente discutere, ma sempre supportata da argomentazioni chiare e puntuali.
A cominciare dai vitigni preferiti … “Mi diverto con tutte le varietà - asserisce l’enologo francese - anche se ce ne sono alcune più divertenti di altre perché più impegnative, dagli esiti più incerti e complicati. Ovviamente, la mia attività professionale gira molto intorno al Cabernet Sauvignon ma anche al Merlot, visto che sono nato a Pomerol. Eppure, negli ultimi tempi, ho avuto spesso a che fare col Sangiovese. Davvero, mi diverto con tutti questi vitigni, perché il mio mestiere è fare il vino in qualsiasi condizione mi sia richiesto e con le varietà che si hanno a disposizione”.
Immagini di poter parlare con la “Governance” del mondo del vino, è soddisfatto delle leggi esistenti? “Non credo che avrei fatto le leggi così come sono attualmente. Sono convinto che al legislatore manchi un legame forte con la produzione. Dai testi delle leggi si capisce che chi produce non viene consultato, spesso non ci sono adeguamenti ai bisogni reali. Credo che, prima di legiferare, ci sia bisogno di concertazione con i viticoltori, con le persone che sono a contatto con il prodotto e con il mercato. Soprattutto per quel grande Paese che sta nascendo e che si chiama Europa. Come si può immaginare che la viticoltura inglese, del Sud Italia e dell’Alsazia, tanto per fare degli esempi, abbiano le stesse leggi? Evidentemente è inimmaginabile, nessun legislatore può pensare che sia possibile. Insomma, bisognerebbe riprendere le basi di tutta la legislazione e adattarla al prodotto che si va a produrre e commercializzare. Cosa che oggi non avviene”.
Facciamo finta di avere inventato la macchina del tempo e di essere di colpo catapultati nel 2.100 … Chi ha vinto la sfida tra Vecchio e Nuovo Mondo del vino? “Intanto tendo a credere che tra cent’anni ci sarà ancora vino, sia nel Nuovo che del Vecchio Mondo, e questo mi solleva. Potrebbero esserci delle evoluzioni, specie a seguito dei cambiamenti climatici. Chissà, magari oltre che sulla Terra si produrrà vino anche su Marte ... A parte gli scherzi, sul nostro pianeta la vite e il vino si faranno ovunque, dall’emisfero nord a quello sud, nel Vecchio e nel Nuovo Mondo. Arriverà vino da zone nuove: l’Europa centrale, il Mar Nero ed altre aree non ancora sviluppate ma che hanno le potenzialità per fare buoni prodotti. Certo, spero che cresca anche il consumo, in paesi come la Cina e l’India ad esempio”.
Lei è spesso additato di essere il grande omologatore del vino. Cosa risponde a chi sostiene che i vini prodotti da uno stesso enologo sono tutti uguali? “Che mi dispiace per lui, perché non sa degustare il vino, che è una cosa molto piacevole. Basta che impari a degustare e cambierà idea”.
Antonio Boco

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