Fazzoletti di terra attraenti come oro e diamanti, ma anche come garage e mini appartamenti. Investire in terreni agricoli sembra essere l'ultima frontiera dei beni-rifugio; una tendenza a cui si guarda con interresse crescente essendo i beni fondiari, a differenza dei patrimoniali, esenti o quasi da rischi legati agli andamenti della congiuntura economica. Ettari, dunque, che danno certezze al risparmiatore, unendo ad un investimento ragionevolmente sicuro, il piacere della fruizione di un bene, all'occorrenza destinabile anche a "buen retiro".
Secondo gli ultimi dati dell'Istituto Nazionale Economia Agraria (Inea), nel 2004, il prezzo della terra ha raggiunto un valore medio nazionale intorno ai 16.000 euro ad ettaro, con un aumento rispetto all'anno precedente del 2,4%. Valori che continuano la loro ascesa, dovuta anche alla natura dell'offerta: in Italia il rapporto è di 380 abitanti per ettaro di superficie agricola, contro i 200 della Francia e i 160 della Spagna.
La struttura fondiaria nazionale da sempre è polverizzata in una maglia fittissima di imprese piccole e piccolissime e molti agricoltori proprio in questo periodo, complice il crollo del reddito agricolo (-10,4% nel 2004) e l'avanzare dell'età, stanno uscendo dal settore vendendo. A questi si aggiungono poi diverse istituzioni pubbliche che gradualmente stanno alienando la parte del loro patrimonio fondiario.
La crescita della domanda viene confermata anche dalle erogazioni bancarie destinate all'acquisto di immobili rurali che, secondo la Banca d'Italia dai circa 400 milioni di euro del 2001 e del 2002, sono passate ai 710-770 milioni nei due anni successivi (+80%-90%).
"I prezzi con i rialzi maggiori - afferma Andrea Povellato, ricercatore dell'Inea, coautore delle indagini annuali sul mercato fondiario dell'istituto - sono quelli dei terreni coltivati con i prodotti a più elevato valore aggiunto, come vigneti Doc, Igt e Docg e oliveti a denominazione".
Gli andamenti delle quotazioni dei terreni presentano differenze molto significative tra circoscrizioni geografiche e zone altimetriche: sono le aree più fertili, a maggiore redditività ma anche con infrastrutture adeguate e facile accessibilità quelle che tirano di più. Se il 21% della superficie agricola nazionale ha un prezzo della terra superiore ai 25.000 euro per ettaro, i due terzi sono inferiori ai 15.000. Nel Mezzogiorno soltanto i terreni di pianura e collina litoranea superano i 10.000 euro per ettaro, mentre i valori intorno ai 20.000 euro si registrano nelle aree di pianura del Centro Italia che sfiorano quota 36.000 euro nel Nord-est.
Da uno sguardo alle Regioni, i prezzi più elevati si concentrano nell'area centro-orientale della Val Padana dove prevale l'agricoltura intensiva e una pressione urbanistica piuttosto elevata; stesso trend nella costa campana, ma anche nel cuneese, nella costa ligure, nel pistoiese, lungo la Val d'Adige e nella pianura pontina.
I prezzi medi più bassi si rilevano invece lungo la dorsale appenninica e in molte aree dell'arco alpino. L'aumento più evidente del valore fondiario nel 2004 si è registrato in Lombardia (+5%), superando i 32.000 euro ad ettaro e in Val d Aosta (+3%); questo in particolare per seminativi irrigui (+3%), colture ortofrutticole (2%-15%) e vigneti. Nel Nord-est, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia hanno registrato un +4%, mentre l'unica regione in cui i valori sono diminuiti è il Trentino Alto Adige (-0,4%); al centro le Marche segnano +2,6% a fronte di un aumento medio dell'1%. Al sud soltanto Campania, Basilicata e Molise (+2%-3%) hanno mostrato un incremento dei valori (la media +1,4%), affiancate dalla staticità della Puglia e da una leggera flessione dell'Abruzzo (-0,5%).
Nel Mezzogiorno è il valore degli oliveti ad aver fatto la parte del leone, registrando una crescita tra il 2%-10% in Campania, Basilicata e nel pescarese. Poco dinamico infine (+0,2%) il mercato dei terreni nell'Italia insulare, con punte di +2%-3% nelle province di Enna e Agrigento.
La top 10 dei valori dei terreni vitivinicoli
Quotazioni 2004 in migliaia di euro (minimo/massimo)
1 - Trentino Alto Adige - Vigneti a nord di Trento - 261/462
2 - Trentino Alto Adige - Vigneti doc del Lago di Caldaro (Bolzano) - 300/425
3 - Veneto - Vigneti doc nelle colline nord orientali del Trevigiano - 142/410
4 - Toscana - Vigneti docg nelle colline di Montalcino - 260/340
5 - Veneto - Vigneti della Valle dell'Illasi e della zona del Lago di Garda - 77/210
6 - Lombardia - Vigneti doc della collina bresciana - 150/190
7 - Veneto - Vigneti non doc nella zona nord-orientale della provincia di Treviso - 59/150
8 - Lazio - Vigneti doc nei Castelli Romani - 77/113
9 - Veneto - Vigneto di pianura del basso Piave (San Donà Ve) - 74/105
10 - Friuli Venezia Giulia - Vigneti doc nei Colli Orientali (Udine) - 32/90
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12 - Lombardia - Vigneto doc superiore della Valtellina - 47/78
13 - Friuli Venezia Giulia - Vigneto doc nel Collio - 44/781
16 - Piemonte - Vigneti doc nella bassa Langa di Alba - 36/70
22 - Piemonte - Vigneto doc Moscato nella zona di Canelli - 31/52
24 - Marche - Vigneto doc di Matelica 25/50
Fonte: Inea
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