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“UNA NUOVA CLASSIFICAZIONE DELLE DOC/DOCG SUL MODELLO DELLA BORGOGNA … POTREBBE RISOLVERE LA CRISI ATTUALE DI MONTALCINO”: LA PROPOSTA DEL PROFESSOR MARIO FREGONI, PRESIDENTE ORGANISATION INTERNATIONALE DE LA VIGNE ET DU VIN

“E’ auspicabile una nuova classificazione dei terroir nelle denominazioni di origine dei vini italiani, sul modello della Borgogna; si tratterebbe di una rivoluzione del sistema delle classificazioni dei nostri vini immediatamente fattibile, la legislazione attuale lo consente”: è la posizione di Mario Fregoni, autore del fondamentale testo “Viticoltura di qualità”, che ha cambiato l’approccio alla coltivazione della vite in Italia e oggi presidente onorario dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (Oiv).

La proposta del professore di viticoltura dell’Università Cattolica di Piacenza è stata lanciata nel “Simposio scientifico internazionale sul Sangiovese”, organizzato a Firenze da Regione Toscana e Arsia.

Per Fregoni, però, “applicando anche in Italia questa classificazione sul modello cru non si sarebbero potuti evitare i problemi che hanno riguardato Montalcino negli ultimi mesi, perché la ridefinizione delle denominazioni di origine riguarda solo i terreni e non i vitigni. Questa soluzione - ha aggiunto - può risollevare la crisi attuale di Montalcino, perché darebbe maggiore prestigio ad alcune produzioni che attualmente sembrerebbero appiattite su un’unica qualità. Questo modello è valido per tutte le denominazioni italiane - conclude Fregoni - in particolare quelle di gran pregio e monovitigno, non soltanto per il territorio di Montalcino”.

In Borgogna, i terroir sono classificati in quattro categorie ben distinte (Grand Cru, Premier Cru, Comune e Regione-Borgogna), ma questo modello sarebbe replicabile in Italia? “Esattamente - assicura il professor Fregoni - si tratta di una classificazione di tipo gerarchico in funzione della storia, della qualità e della geologia; significa dare uno sviluppo piramidale alle denominazioni italiane e alle produzioni vinicole presenti”.

E sul dilemma fra vitigno e terroir, Fregoni è stato categorico: “in Italia si utilizzano troppi uvaggi per lo stesso vino mentre andrebbe valorizzato maggiormente il territorio. L’importante è, invece, che si faccia chiarezza nei confronti del consumatore, ovvero quello che l’etichetta del vino evidenzia deve rispettare il contenuto della bottiglia”. Un dato dell’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (Oiv) conferma le parole del professor Fregoni: in Italia su 390 denominazioni, fra Doc e Docg, solo 45 fanno riferimento al terroir (spazio geografico, aspetti qualitativi, fattori naturali ed umani), per il resto per produrre un vino ci si riferisce esclusivamente agli uvaggi che lo compongono.

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