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FINE ANNO: SI STAPPA SENZA PAURA. 110-112 MILIONI DI BOTTIGLIE IN 25 GIORNI. 800 MILIONI DI EURO DI SPESA. L’ESTERO BRINDA ITALIANO. COMOLLI: “BOOM BOLLICINE: È BERE MODERNO, GIOVANE E MISURATO. MISSION? DE-ABBINARE E DE-STAGIONALIZZARE I CONSUMI”

Dai vari mercati e dalle spedizioni delle case spumantistiche italiane arrivano i primi dati certi, che confermano i consumi di fine anno come nel 2007 ed un aumento delle spedizioni nel 2008: si stapperanno, quindi, 110-112 milioni di bottiglie nazionali in soli 25 giorni di feste; cresce la realistica, con le bottiglie di spumanti: meno cesti (-10%), ma più mono-confezione di bottiglie “made in Italy” (+5%), direttamente alla distribuzione; in crescita anche i tappi di Champagne e di Cava, come consumo diretto e acquisto per regali (+8%). Il Forum degli Spumanti d’Italia, dunque, non ha dubbi: “c’è un margine di crescita dei consumi nazionali”, sebbene ancora “in carenza di conoscenza e di cultura verso il prodotto”.

La concentrazione del consumo “e la non rinuncia” alle feste di fine anno è la prova della “attesa” della festa inteso come momento di gioia irrinunciabile. Si rinuncia al ristorante, al cinema … ma non si dice di no alla tavola e alla festa in famiglia, sacra perché si auspica un anno diverso. L’attesa fa crescere l’acquisto anche in momento di contrasti e di difficoltà. I dati generali (fonti dell’indagine: Telemarket e Ones-Osservatorio Nazionale Economico, dal 1 novembre al 10 dicembre fra 150 case spumantistiche; 80 punti vendita in grandi città; 60 centri grande distribuzione; 30 ristoranti delle guide; 25 winebar e alberghi) parlano per “tutti i consumi” di un calo degli acquisti solo del 3%, quindi marginale.

Per le “bollicine” incrementa sempre più il consumo domestico, cala il consumo al ristorante e in enoteca; tra i giovani le bollicine come aperitivo hanno soppiantato i cocktails; al bar, la mescita tocca tutti i prodotti dagli extrabrut agli extradry.

Nelle esportazioni, sempre stando al Forum degli Spumanti d’Italia, si registra un +11% di volumi e + 29% in valore (nei primi 11 mesi 2008). I mercati mondiali - gli emergenti Russia e Brasile, ma anche Georgia, Lettonia, Estonia, Israele - chiedono bottiglie di vini spumanti italiani, c’è mancanza di prodotto presso gli importatori e i distributori esteri. Il prodotto italiano piace perché è fresco, moderno, non eccessivamente alcolico, fruttato e con un prezzo giusto.

Dall’analisi svolta, il consumo è sempre meno imposto dalle guide che segnano un fortissimo calo di interesse, ma cresce anche il bisogno di informazione diretto sul prodotto per incrementare i brindisi concentrati alle feste: bisogna sfatare il principio che lo spumante non è solo per l’aperitivo e per il dessert. Destagionalizzare è il traino dei consumi.

“Una bottiglia di spumanti da fiducia, evidentemente - dice Giampietro Comolli, direttore del Forum degli Spumanti d’Italia - ad un brindisi emozionale al nuovo anno non si rinuncia. Dal 2005 un panel di consumatori rappresentativo di più settori nazionali ed esteri risponde a domande con continuità, grazie al sostegno del Ministero delle Politiche Agricole - Dipartimento politiche agricole e tutela del consumatore. Il segnale più importante - ribadisce Comolli - è l’aumento del valore sul mercato indipendentemente se i volumi crescono o scendono”.

“Il caso francese è emblematico: esportiamo un 10% in meno di bollicine, ma abbiamo aumentato il fatturato del 15%. Segno importante che il mercato mondiale riconosce agli spumanti italiani - spiega ancora il Forum degli Spumanti d’Italia - un valore più alto del passato, si acquisiscono mercati nuovi pronti a spendere di più, si diventa competitor di prodotti anche più blasonati perché oggi il mercato mondiale sta comprimendo i prezzi verso il basso. La qualità riconosciuta dei nostri vini e la competitività del prezzo soddisfano la domanda attuale. Questo interesse internazionale deve essere colto da imprese e consorzi per creare un forte unitario messaggio nazionale verso i mercati nuovi ed emergenti”.

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