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WINE SHOW (TORINO, 24/26 OTTOBRE) - DAL PRIÈ BLANC ALL’UVALINO, DAL RUCHÈ ALLO SCHIOPPETTINO, FINO ALL’UVA LONGANESI, CENTESIMINO, OTTAVIANELLO E SUSSUMANIELLO: APPUNTAMENTO CON GO WINE PER CONOSCERE I VITIGNI PIU’ RARI ED INSOLITI DEL BELPAESE

Dal Priè Blanc, con i suoi vigneti coltivati all’altitudine più alta d’Europa, all’Uvalino e al Ruché, con le loro espressioni territoriali esclusive, dallo Schioppettino, testimone di una tradizione secolare, fino all’Uva Longanesi, il Centesimino, l’Ottavianello e il Sussumaniello, che negli ultimi anni hanno vissuto una vera e propria rinascita, ma le cui origini si perdono nel tempo. Appuntamento per conoscere i vitigni più insoliti e curiosi con Go Wine e “I Vitigni raccontati, storie di uomini e di territori”, il Wine Show (Torino, dal 24 al 26 ottobre), evento dedicato a tutti gli eno-appassionati italiani, promosso da Lingotto Fiere-gruppo GL events Italia (info: www.gowinet.it).
Nel Wine Show, molte le storie e le curiosità da scoprire dei vitigni autoctoni protagonisti, a cominciare dal Priè Blanc (24 ottobre), i cui vigneti sono coltivati all’altitudine più alta d’Europa, e vi è addirittura un’unità produttiva fra le più alte al mondo a 2.600 metri sul massiccio del Monte Bianco. In particolare, la prima vendemmia de La Cave du Vin Blan de Morgex et de La Salle risale al 1988 ed l’unica realtà che produce la denominazione spumante metodo classico.
Nel Piemonte dei tanti vitigni autoctoni, spazio anche per due realtà con storie differenti: l’Uvalino (24 ottobre), espressione pressoché esclusiva del territorio del Comune di Costigliole d’Asti, recuperato e valorizzato da Mariuccia Borio di Cascina Castlèt, che, nei racconti delle famiglie contadine, era sempre presente in tutti i vigneti con almeno un filare e dalla cui vinificazione in purezza si produceva un tempo il vino della festa, da consumare esclusivamente in occasioni speciali, mentre oggi, dopo le necessarie sperimentazioni, è arrivato in bottiglia nel 2003, rientrando nella Doc Monferrato Rosso; il Ruchè (26 ottobre), altro protagonista, presente in sette comuni a nord di Asti, con la sua storia antica e ricca di fascino, a cominciare dall’etimologia del suo nome, che deriverebbe dalla comunità di San Rocco, dalla resistenza all’infezione rincet o dalla coltivazione nelle roche, le zone arroccate del Monferrato, e la cui Doc risale al 1987 con una pattuglia “agguerrita” di produttori che lo sta portando in giro per il mondo, come dimostra il racconto dell’Azienda Montalbera, omaggio a chi molti anni fa ha creduto nelle potenzialità di questa varietà.
Fra le storie che meritano di essere raccontate nel nord-est del vino, uno spazio di riguardo va allo Schioppettino (25 ottobre), vitigno a bacca rossa, fra i più storici in Friuli, tanto che i primi cenni risalgono al 1.200 d.c., che ha trovato la sua migliore ubicazione nel comune di Prepotto ed in particolare in località Albana, al confine con la Slovenia. Il suo nome deriva da una ricostruzione onomatopeica derivante dallo scrocchiare dell’acino in bocca. Nel 2002 è stata fondata un’Associazione di produttori che perseguono l’obbiettivo di valorizzare il vitigno schioppettino identificandolo con la denominazione Schioppettino di Prepotto.
Nella Romagna del vino non si parla solo il “linguaggio” del sangiovese, ma alcuni produttori hanno riportato alla luce due interessanti varietà che saranno presentate a Torino: l’Uva longanesi, il cui vitigno prende il nome dalla Famiglia Longanesi che ha scoperto questa varietà in un roccolo di caccia di proprietà dell’omonima azienda, e il Centesimino (detto anche Savignôn Rosso), uva versatile con note aromatiche, considerato il sostituto rosso dell’Albana, e la cui forma passita rappresenta il massimo della sua espressione (26 ottobre).
Guardando a Sud, si potrà viaggiare idealmente verso la Puglia per conoscere 2 varietà a bacca rossa riscoperte a fianco dei più diffusi autoctoni della zona (Primitivo e Negroamaro). Parliamo dell’Ottavianello e del Sussumaniello (25 ottobre), scoperti nell’ambito del progetto “Accademia dei Racemi” cominciato nel 1998 in Puglia, col quale si sono individuati tutta una serie di antichi vitigni autoctoni da recuperare. L’Ottavianello è un vitigno giunto relativamente di recente in Puglia (primi novecento), ed è geneticamente identico al Cinsault, varietà coltivata nel Languedoc e nella Cotes du Rhone. Più antico, invece, il Sussumaniello, varietà in passato coltivata sotto altri nomi in gran parte della Puglia, le cui ultime tracce sono state rinvenute solo nel brindisino, quasi sicuramente di origine greco-romana.

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