- Svizzera, in aumento i consumi di vino
Nel 2010 sono aumentati i consumi di vini bianchi svizzeri (+3,2%) e ancor di più quelli esteri (+ 7,8%); crescono anche i rossi nazionali (+ 4,2%) mentre i rossi esteri sono calati dello 0,8%. I dati sono contenuti nel rapporto “L’anno viticolo 2010” recentemente pubblicato dall’Ufficio federale dell’agricoltura.
Il quantitativo di vino complessivo consumato, nel 2010, ammonta a 2,8 milioni d’ettolitri, ovvero 46564 in più (+ 1,7%) rispetto al 2009. Nel 2010, la quota dei vini di provenienza estera ha rappresentato il 62% del totale. Per le importazioni ha raggiunto quota 1.939.721 ettolitri, con un aumento di 31524 ettolitri (+ 1,7%) sul 2009. Da sottolineare, in particolare, la crescita delle importazioni di vino in bottiglia, pari rispettivamente a 44.871 ettolitri per il rosso e 11.212 ettolitri per il bianco. Anche l’importazione di vini spumanti ha segnato un incremento fino a raggiungere quota 157.351 ettolitri.
Dall’Italia che rappresenta il 36% del totale importato, sono arrivati 697.478 ettolitri di vino, di cui 109.914 bianchi, 496.721 rossi, 70.776 di spumanti e la parte restante da vini dolci e speciali. Secondo l’Ufficio federale dell’agricoltura, l’aumento è in linea con la crescita della popolazione residente nel paese.
- Argentina e Spagna, in guerra per la Rioja
Il Tribunale nazionale di primo grado ha rigettato il ricorso presentato dagli spagnoli del Consejo Regulador de la Denominación de Origen Calificada Rioja per l’utilizzo della Indicazione geografica “ La Rioja Argentina” da parte delle aziende vinicole di questa provincia.
Il nome Rioja, conosciuto in Europa per essere la più famosa area vinicola della Spagna, deriva da Rio Oja in Rivalía che, in lingua basca, significa “terra dei ruscelli”. In Argentina, La Rioja è stata fondata nel 1591 e anche in Perù esiste una provincia con questo nome. Secondo il giudice che ha respinto il ricorso, la denominazione La Rioja Argentina non può indurre in confusione i consumatori proprio perché nello stesso nome si dichiara chiaramente che il prodotto proviene dalla Repubblica Argentina distinguendolo così dal suo omonimo spagnolo.
Il giudice federale Rita María Ailán, in sostanza, ha ritenuto fondate le argomentazioni presentate dall’Instituto Nacional de Vitivinicultura (Inv) che si è fatto carico della difesa della indicazione geografica argentina, secondo cui è stato rispettato l’articolo 23 dell’accordo sui diritti di proprietà intellettuale (Trips). Quest’ultimo prevede che in caso di indicazioni geografiche omonime relative a vini, la protezione viene accordata a ciascuna indicazione tenendo conto della necessità di garantire che i produttori interessati siano trattati in modo equo e che i consumatori non siano indotti in errore.
- Uk, più consumatori di alcol ma meno consumi
Secondo il Wilson Drinks Review Report 2010, nel periodo 2004-2009, il mercato del Regno Unito sarebbe cresciuto di 300.000 nuovi consumatori di bevande alcoliche all’anno. A questa tendenza, però, non è seguito un effetto sulle vendite. Infatti, nello stesso periodo, il volume di alcol consumato pro capite è calato per tutte le tipologie tranne che per il sidro.
Tra il 2004 e il 2009, il consumo medio di birra è sceso del 16%, il vino dell’1%, i liquori del 7%, mentre il sidro è aumentato del 40% rispetto allo stesso periodo. Il Regno Unito resta, comunque, uno dei mercati di riferimento per l’importazioni di vini e il quinto paese del mondo per consumi di vino nel 2010 (dato Oiv 2011).
- Brasile, l’import del vino crescerà ancora
Finora in Brasile le importazioni sono cresciute lentamente a fronte di un autosufficienza del mercato e consumi contenuti (1,8 litri pro capite nel 2008). I suoi 200 milioni di potenziali consumatori, però, lo fanno considerare un mercato molto importante e in attesa di sviluppo.
Un recente studio, effettuato da Brazil Wine Market Landscape e Wine Intelligence, dimostra che se il brasiliano continua ad essere un grande bevitore di birra (54 litri pro capite nel 2008), l’emergere di una nuova classe borghese accelera la dinamica delle importazioni di vino che infatti stanno crescendo. Sono 18 milioni i brasiliani che hanno consumato vino importato almeno 2 volte all’anno. Tre quarti di questi hanno scelto dei vini spumanti che, insieme ai rosati, sono tra i preferiti tra i consumatori, in particolare di Rio de Janeiro e San Paolo.
Secondo Diceu Vianna Jr. che ha proposto lo studio “nonostante gli elevati livelli di tassazione e di burocrazia, non è facile. L’economia è diventata forte e il consumatore è disponibile ad imparare ed apprendere gli aspetti culturali del vino”.
- Vini australiani in Usa, difficoltà anche nel 2011 ma non per Yellow Tail
I problemi per il vino australiano negli Usa, un tempo mercato in forte espansione, persistono anche nel 2011. Secondo Impact Databank, i primi 10 marchi di vino australiano, nel 2010, hanno perso complessivamente il 5,2% e, nel 2011, la situazione non sembra migliorare. Le vendite di Lindemans sono calate nel 2010 in rapporto al 2009 del 9,8%; Penfolds registra un -21,3%; Rosemount Estate -21,4%; Hardys Nottage Hill -23,8%; Black Opal -11,9%; Little Penguin -7,0%; Jacob’s Creek -4,9%. L’unico marchio che continua a tenere la posizione è il leader Yellow Tail: “abbiamo un buon inizio di 2011 - ha detto Tom Steffanci, presidente di WJ Deutsch & Sons, che gestisce Yellow Tail negli Stati Uniti - e una crescita del 3,7% nel primo trimestre, per altro senza contare il Moscato arrivato sul mercato dalla metà di aprile”. Il Moscato infatti è uno dei vini varietali più in crescita in questo momento ed è prodotto anche dai concorrenti Lindemans e Jacob’s Creek.
Attualmente il prezzo medio dei vini australiani nei negozi di alimentari è di 5,99 dollari, cioè inferiore a quello dei vini provenienti da Italia, Argentina, Spagna, Germania e Nuova Zelanda.
Yellow Tail viene venduto al dettaglio a $ 7 (0,750 ml) ed è sottoposto alla pressione costante dei prezzi da parte dei concorrenti, sia attraverso l’esplosione delle private label, sia per nuovi operatori con prezzi più convenienti oppure per altre marche che intensificano la politica dei prezzi promozionali.
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