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“IL VINO È APPARTENENZA E IDENTITÀ. DOVREBBE ESSERE COSÌ ANCHE PER LA MUSICA”. A WINENEWS, PARLA GIANNA NANNINI, REGINA DEL ROCK ITALIANO E PRODUTTRICE DI VINO. CHE, CON IL SUO “INNNO”, È ENTRATA NEL CIRCUITO “VINO LIBERO” DI OSCAR FARINETTI (EATALY)

“Fare parte di questo “disciplinare” per me è un modo di rivoluzionare il mondo del vino e dell’Italia, perché come si fa il vino, e lo facciamo bene, bisogna fare con la musica”. Così a WineNews Gianna Nannini, la regina del rock italiano e produttrice di vini in Toscana, che con il suo “Innno” è entrata nel circuito di “Vino Libero” lanciato dal patron di Eataly Oscar Farinetti. “Quello che manca nella cultura italiana, quando si fanno i dischi - continua la Nannini - è la convinzione che ogni cantante debba trovare la sua identità: Invece, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, c’è stata tanta importazione di musica straniera, è si sono create più che altro copie. Nel vino invece si crede nella propria terra, è appartenenza, e nella musica deve essere la stessa cosa. E il Sangiovese assomiglia al mio sangue, l’ho respirato da piccina, mi è entrato ossigeno e vino”.
Parole che esprimono una passione forte per la produzione di vino da parte di Gianna Nannini, già raccontata in un passaggio di una poesia della cantante senese dedicata a Gianni Brunelli, oste in quel di Siena e produttore a Montalcino, terra del Brunello, scomparso qualche anno fa: “il sapore del vino fa parte della vita come il respiro, mi fa cantare l’anima”. Una passione che l’ha portata, nel 2000, a riprendere un terreno di famiglia abbandonato e trasformarlo in una vigna-gioiello dove la chimica è bandita. Viticoltura biodinamica, ha precisato il direttore-agronomo dell’azienda vinicola Certosa di Belriguardo, Manuel Pieri, e quindi no diserbanti, no concimi chimici, no solforosa aggiunta: “volevamo che i nostri Sangiovese dimostrassero una personalità spiccata” ha detto, sottolineando che “nei nostri vigneti la chimica non entra, i nostri sono vigneti giardino”. Da qui la scelta dell’affinamento in serbatoi in cemento. Uno stile di produzione che piace al fondatore di Eataly Oscar Farinetti, che ha ricordato che “se il tetto di legge consente solfiti fino a 150 ml, nei vini della Nannini i solfiti naturali sono mediamente a 11, quindi gli allergeni sono al minimo”.
Come, appunto, nel Sangiovese in purezza “Innno” che riprende il nome del fortunato album della cantante. Del resto, tutta la carriera della cantante senese è stata accompagnata da un buon vino: “non ho mai fatto un provino - ha detto nella presentazione di scena a Eataly Roma - senza bere prima un buon vino”.
Sull’etichetta “Innno” si presenta, con tre enne “in omaggio a mio nonno Guido - spiega la cantante - che amava scrivere appunti di diario con una grafia inconfondibile soprattutto la enne. Se dai alla terra ricevi. Ho preso questo vigneto che era un disastro e ora mi da tante soddisfazioni”. Un vino particolare, “Innno”, tanto per la peculiarità di chi lo produce, che per il suo aderire al progetto “Vino Libero”.
“Questo modello di agricoltura integrato - ha precisato Oscar Farinetti - riunisce al momento 12 produttori, 7 Regioni, e 50 prodotti. Si tratta anche di un modello commerciale, con etichette in carta riciclata e packaging ecologico. Questi vini sono in carta in 400 ristoranti e 250 enoteche, in una sorta di e-commerce di prossimità. E questi vini saranno anche nei musei, nelle librerie, nei ristoranti, laddove la gente tiene il cervello acceso”.

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