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Una “smart wine bottle” capace di dare tante informazioni sul vino che contiene, anche una volta aperta, per rendere più efficace la lotta alla contraffazione, attraverso sensori elettronici sottilissimi. La presenterà, a Shanghai, il colosso Diageo

Italia
La smart wine bottle by Diageo contro la contraffazione del vino

Di etichette parlanti, con inchiostri speciali, chip, qr code e codici vari in grado di garantire l’autenticità di una bottiglia di vino, spesso in associazione con qualche funzione o app di uno smartphone, ne abbiamo viste molte. Ma la “smart wine bottle” che sarà presentata nei prossimi giorni al “Mobile World Congress Shanghai” (15-17 luglio), promette miracoli nella lotta alla contraffazione, fenomeno fortissimo soprattutto in Cina, ma non solo. A svilupparla è stato il colosso del beverage mondiale Diageo, attraverso la tecnologia “Thinfilm Open Sense”, già sperimentata, con successo, per il suo marchio di whisky Johnnie Walker Blue Label.
Attraverso sensori elettronici estremamente sottili, la bottiglia promette di fornire tantissimi servizi: in primis è in grado di dire se è stata aperta e in quale punto della filiera distributiva si trovi, ma permetterà anche ai marchi che la utilizzeranno di inviare tante informazioni ai clienti che la “scannerizzeranno” con gli smartphone.
Ma tanti sono i dati che sarà possibile raccogliere, perché la bottiglia consentirà di rilevare lo stato del prodotto anche una volta aperta, e grazie a degli speciali tag univoci di identificazione consentirà ai produttori di tracciare ed autenticare il prodotto anche una volta rotti i “sigilli di fabbrica”. Il che, tradotto, vorrebbe dire complicare notevolmente la vita ai contraffattori intenzionati, magari, a riempire le bottiglie con vino diverso da quello che dovrebbero in realtà contenere. Non un caso che questa nuova tecnologia applicata al vino venga presentata in Cina, dove diverse statistiche sostengono che oltre il 50% dei premium wine sul mercato asiatico sono a rischio contraffazione.
A fare da test saranno le bottiglie della Ferngrove Wine Group, realtà australiana, ma di proprietà cinese, focalizzata proprio sui premium wine, in collaborazione con la “G World”, compagnia che si occupa di sicurezza a livello mondiale.

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