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I consumatori della Gran Bretagna continuano a non “digerire” le linee guida del Dipartimento della Salute sui limiti al consumo di alcolici e, con la nuova premier Theresa May, la stretta potrebbe essere allentata, anche per salvaguardare l’economia

Le nuove linee guida sui consumi di alcol volute dal Medical Officer britannico, Sally Davies, in vigore dall’inizio dell’anno, continuano a non andare giù ai consumatori. Le conclusioni dell’allora Governo Cameron, che sostenevano come non esista un livello sicuro di alcol, e che anche piccole dosi possono rivelarsi causa di tumori, hanno portato alle ormai famose 14 unità alcoliche consigliate a settimana, senza alcuna distinzione di genere. È forse il passaggio più controverso, come emerge anche da un sondaggio della società di ricerche di mercato indipendente “You Gov” (www.yougov.co.uk), pubblicato qualche giorno fa dal portale britannico “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), che rivela come il 61% dei consumatori inglesi sia sostanzialmente d’accordo nel considerare il consumo moderato di alcolici come parte integrante di uno stile di vita sano, ma la maggioranza (51%) non è affatto in sintonia con la decisione di parificare il livello dei consumi tra uomini e donne.
E non è tutto, perché già a maggio un sondaggio del Camra - The Campaign for Real Ale (www.camra.org.uk), associazione nata negli anni ’70 per salvaguardare consumatori, pub e produttori di birra, aveva svelato come la stragrande maggioranza degli inglesi non trovi affatto condivisibile l’affermazione per cui non esistono livelli di consumo sicuri. Nulla di nuovo in Gran Bretagna, ma adesso è proprio il Camra a chiedere al Governo della neo premier conservatrice Theresa May di rivedere i diktat del Dipartimento della Salute, attraverso una consultazione pubblica per stabilire linee guida “adatte allo scopo e basate sull’evidenza scientifica”.
Possibile che qualcosa cambi, come fanno pensare le indiscrezioni, da fonte governativa, raccolte dal “Sunday Times” (www.sundaytimes.co.uk), secondo cui l’indicazione è quella di un consumo moderato, ma senza eccessive pressioni. Del resto, dopo il dietrofront sulle limitazioni al junk food, dettato dalla necessità della premier di sostenere l’industria alimentare britannica, non sorprenderebbe un passo indietro anche nel campo dei consumi di alcolici, altro settore economico di rilievo del Paese, che porterebbe benefici anche ai produttori enoici d’Europa, che già dovranno fare i conti con l’indebolimento della Sterlina, primo effetto tangibile della Brexit.

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