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Fiera di riferimento del vino italiano, ma guarda sempre di più ai produttori di tutto il mondo, che hanno sempre più attenzione nel suo evento principe: a Vinitaly, +33% per VinInternational, con “cantine e vini da 30 Paesi”, dal Kosovo alla Cina

Italia
Vinitaly, fiera di riferimento del vino italiano, ma guarda sempre di più ai produttori di tutto il mondo

È la fiera di riferimento del vino italiano, ma guarda sempre di più ai produttori di tutto il mondo, dedicando loro sempre più attenzione nel suo evento principe: ecco la strada intrapresa da Vinitaly (Verona, 9-12 aprile, www.vinitaly.com), che ormai alle porte annuncia come, con “cantine e vini da 30 Paesi”, sia cresciuto del “33% lo spazio richiesto nel Salone speciale Vininternational che, dal 2014, Vinitaly dedica agli esteri. Con questi numeri Vininternational (che trova posizione nel nuovo grande spazio della Toscana), dimostra di essere una vetrina sempre più interessante per grandi e per piccole aziende che vogliono un alto numero di contatti business con i buyers (131.000 nel 2016 da 140 Paesi), ma in una fiera in grado di valorizzare le peculiarità dei propri vini e del territorio di origine”.

“Per tutti il mercato italiano - spiega una nota di Veronafiere - rappresenta uno sbocco commerciale interessante e da potenziare, ma i produttori provenienti da Francia e Spagna (con una collettiva organizzata da Icex), cercano incontri business to business soprattutto con buyer del mercato americano; le cantine e i distributori con etichette degli Usa e del Sud America espongono a Vininternational perché vogliono sviluppare l’export verso il Vecchio Continente e verso l’Estremo Oriente, come pure i produttori di Sudafrica, Nuova Zelanda e Australia”.
E così, a Vinitaly, per la prima volta c’è il Kosovo, con la sua tradizione vitivinicola secolare, che affianca la Georgia, culla dell’enologia, mentre dall’Estremo Oriente debutta il Giappone a fianco della Cina. Organizzata dal Ministero dell’agricoltura di Mosca, partecipa quest’anno a Vinitaly anche una collettiva di vitivinicoltori dalla Russia.
Tra i produttori, “esordisce l’americana Amber Falls Winery & Cellars. La scelta - dicono dall’azienda del Tennessee - è dovuta al prestigio dell’Italia in ambito enologico e alla nostra propensione verso i mercati internazionali, in particolare Europa e Asia”. La Stone Castle Vineyards & Winery è la prima cantina in assoluto proveniente dal Kosovo: “con una capacità di stoccaggio di 50.000 ettolitri in botti di legno - affermano - siamo una delle più grandi aziende vinicole private in Europa”, ed a Vinitaly cerca nuovi distributori, in particolare europei. “È la prima volta a Vinitaly - dicono i responsabili della francese Château Roc de Boissac - con l’obiettivo di incontrare nuovi buyer da Stati Uniti e Sud Europa. Abbiamo scelto Verona perché qui c’è meno competizione con altri produttori francesi”. Storica partecipazione di AfriWines, con oltre 100 etichette dal Sudafrica. Presente anche World of Flavor, importatore di oltre 250 etichette da Argentina, Cile, Spagna, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Uruguay. La
Cina proporrà i vini del Ningxia, una zona di produzione ormai paragonata alla francese Bordeaux: protagonisti di uno dei grand tasting della Vinitaly International Academy. Ma vini stranieri, a Vinitaly, sono anche quelli della Slovenia, nel padiglione del Friuli Venezia Giulia per contiguità territoriale. Chi produce vini biologici, invece, trova il suo spazio e incontri con trader internazionali specializzati a Vinitalybio, mentre i produttori artigianali esteri sono presenti a Vivit. Spazio agli spirits: il Giappone partecipa con cinque aziende produttrici di sake alla ricerca di mercato sull’onda del grande successo della cucina nipponica; dalla Polonia arrivano le diverse tipologie di vodka di Toruńskie Wódki Gatunkowe.

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