La piemontese Tenuta San Pietro è una realtà vitivicola consistente nel panorama della denominazione del Gavi di Gavi che, insieme all'Arneis, all'Erbaluce e a qualche altra produzione più limitata, rappresenta il volto bianchista di una Regione apprezzata soprattutto per i suoi rossi. Si tratta di una cantina che dispone di 30 ettari a vigneto per una produzione che sfiora le 250.000 bottiglie annue. Protagonisti di questo percorso enologico, non solo rilevante dal punto di vista numerico, sono Corrado Alota e Giusi Cabella che hanno decisamente impresso il marcio della qualità alle etichette dell'azienda di Tessarolo. In campo, anche grazie al lavoro di Claudio Icardi, i passi più avanzati. L'allevamento dei vigneti, già a regime biologico certificato e coltivati a Cortese, insieme a Chardonnay, Dolcetto, Barbarossa, Barbera e Cabernet Sauvignon, sta infatti passando al biodinamico, con effetti non secondari sulla dinamica e la purezza dei vini. Il Gavi San Pietro, assaggiato nella versione 2016, è forse l'etichetta aziendale più rappresentativa. Si parte con un bel colore giallo paglierino luminoso, degno anticipo di un bianco dai profumi che mischiano sensazioni fruttate e floreali con qualche cenno di pietra focaia. In bocca, il vino possiede ritmo e una progressione continua e fresca che trova nella sapidità il suo punto di forza, conducendo un finale solido e leggermente ammandorlato.
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