Onore al merito ai pionieri, senza se e senza ma. Oggi le vicende del Molise e della sua Tintilia sono conosciute da un pubblico sufficientemente vasto, pur se sempre esiguo rispetto a quanto entrambi meriterebbero: se questo è vero, però (come di certo è vero), a Claudio Cipressi in primis andrebbe eretto un monumento, visti i risultati ma soprattutto le ricerche e le sperimentazioni praticate su quel vitigno e sui suoi legami con l’entroterra molisano. Alla Tintilia, infatti, il Nostro ha dedicato tutti gli undici ettari di proprietà, affidandosi per le restanti uve a possedimenti in affitto dedicati a Falanghina, Trebbiano e Montepulciano. Conduzione biologica dei vigneti, per un percorso iniziato nel 1990 con relativi studi al riguardo, fino ai primi impianti del 1998: allocati ad un’altitudine di circa 500 metri, dinanzi a uno scenario di grande suggestione. Interessante il bianco Voira (una Falanghina), divertente il rosato Collequinto (da Tintilia) e, fra i rossi, degni di particolare nota il Macchianera (Tintilia e Montepulciano) ma soprattutto il Macchiarossa, Tintilia in purezza: questo 2013, che ha visto solo acciaio, affianca ai timbri floreali e speziati anche ricordi fruttati di grande espressività, che muovono dalla mora alla ciliegia, dal gelso nero all’amarena, fino a toni balsamici. Palato degno del naso, fresco, ampio e articolato: un vero apripista molisano.
(Fabio Turchetti)
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