L’ultima creatura di una famiglia già numerosa per creazioni ed etichette, giustamente felice dai risultati raggiunti e della considerazione in cui è tenuta, ma (altrettanto giustamente: senza ambizioni e voglia di crescere, fermarsi e regredire è il destino immanente) evidentemente non ancora soddisfatta. Ecco dunque Ronco Calino cimentarsi nella scommessa/esercizio/sacrificio (tener fermo in casa sui lieviti un vino per oltre dieci anni, e tanto più se prodotto solo in grande formato, sia pure in tiratura davvero controllata, è tutt’e tre le cose) del 120 mesi di affinamento. Una prova, è chiaro, che prelude a nuove scommesse, tanto più che al 2007, millesimo di questa prima edizione del “Centoventi”, è seguito in Franciacorta un 2008 segnato da un inizio “retard”, dimagrito in volume da una grandinata agostana, ma alla fine di qualità più che ragguardevole. Intanto, c’è da godersi il debuttante: prevalenza leggera di Chardonnay su Pinot Nero da ceppi figli di cloni selezionati in Borgogna, perfetto esempio di come il tempo in questi casi regali, e non consumi. Freschezza, anzitutto, che è intatta e tesa, e arricchita da lievi venature fruttate di intrigante esoticità e con nuance agrumate e finemente balsamiche. La bocca è insieme allungata e concreta, con un finale che bascula tra morbidezze appena accennate di spezie e la conferma del limone sfusato e della mela verde.
(Antonio Paolini)
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