Può un vitigno, trascurato ed emarginato da più di un secolo e mezzo risorgere a nuova vita? Bella domanda, ma la parabola del Canaiolo è questa sin dalla rivoluzione ricasoliana che scalzò la varietà, sino ad allora dominante in Chianti Classico e non solo, dalle vigne, privilegiando il più intenso Sangiovese nei vini da imbottigliare. C’è chi continua a crederci però e l’azienda Le Poggette di Montecastrili in provincia di Terni è sicuramente in cima all’elenco dei convinti. Bella realtà in un’area, ad eccezione di Orvieto, poco nota per le produzioni vitivinicole, ma che produce, assieme ad un ottimo Canaiolo, un ampio e saporito Grechetto e un Montepulciano che compete bene con i migliori esemplari della costa Adriatica, impresa sicuramente non semplice (i proprietari infatti sono arrivati in Umbria dall’Abruzzo). Merito di due indaffarati professionisti, direttore Franco Santucci che ha dedicato la vita a questa cantina, e Claudio Gori, artefice dei vini. Ideale le esposizioni a sudovest, buoni i suoli argillosi che aggiungono sostanza ai tannini, caldo il microclima, importante per un’uva tardiva maturazione. Il Canaiolo è affinato in tonneaux, più gentili delle barrique nel loro impatto sul vino, e Gori è stato fra i primi fra i colleghi ad utilizzarli con convinzione. Fragrante, setoso e lungo il vino che aspira solo ad essere sé stesso e incontestabilmente ci riesce.
(Daniel Thomases)
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