Poggio Scalette è la “casa” di Vittorio Fiore, enologo di fama alta e chiara, abilità poliedriche e trascorsi variegati, e di sua moglie Adriana. Un proprietà costruita in due tempi, a partire dal 1991, con acquisizioni successive che hanno portato l’azienda fino all’attuale superficie vitata (15 ettari) cui si aggiungono uliveto, bosco e seminativo, a comporre un complesso agricolo completo e articolato. Ma è chiaro dove batte principalmente il cuore del trio (alla coppia di cui sopra va aggiunto l’apporto dinamico e professionale di Jurji, figlio di Vittorio e a sua volta enologo): è lì dove maturano le uve, e fra tutte il coccolato Sangiovese, spina dorsale del Chianti di casa e in defilé trionfale e assoluto nel Carbonaione, “il” vino di Vittorio Fiore (che non a caso firma in oro le sue bottiglie in etichetta). Un vino ottenuto da vigne ultraottantenni, fine e singolare, come è nello stile del suo mentore: che mescola con classe i sentori più prevedibili per la tipologia, quelli di frutta rossa e nera, a ricordi aromatici di piante officinali e nuance floreali davvero eleganti. Fine e setosa anche la trama tannica, ben evoluta nei 14 mesi di permanenza in tonneau, spalmabile al palato e avvolta da un corpo che l’annata ha nutrito a dovere. Un vino già pienamente godibile, ma che - scattante ed evolutivo com’è - darà certo altre gioie, e il meglio di sé, di qui a qualche anno.
(Antonio Paolini)
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